PERCHÈ A KINSHASA, “LA BELLE”, RITORNI IL CINEMA

PERCHÈ A KINSHASA, “LA BELLE”, RITORNI IL CINEMA
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Il cinema è l’arte di parlare di sé al mondo, e allo stesso tempo ascoltare l’altro. Una moneta di scambio che si basa su utopie piuttosto che su cifre. Quando si è recata in Congo la prima volta da turista, Cecilia Zoppelletto è rimasta stranita da un fatto. A Kinshasa, detta “La Belle”, città che conta dieci milioni di abitanti, non ci sono cinema. Ha provato a chiedere a più e più persone quali fossero i motivi che, con un effetto domino, hanno portato alla chiusura di tutte le sale della città entro alla fine degli anni ’90.

Il cinema è l’arte di parlare di sé al mondo, e allo stesso tempo ascoltare l’altro. Una moneta di scambio che si basa su utopie piuttosto che su cifre. Quando si è recata in Congo la prima volta da turista, Cecilia Zoppelletto è rimasta stranita da un fatto. A Kinshasa, detta “La Belle”, città che conta dieci milioni di abitanti, non ci sono cinema. Ha provato a chiedere a più e più persone quali fossero i motivi che, con un effetto domino, hanno portato alla chiusura di tutte le sale della città entro alla fine degli anni ’90. Non ricevendo una risposta soddisfacente ha preso una decisione, tornare in Congo. Non più da turista ma da regista pronta ad affrontare la sua opera prima. Realizzare questo film non è stato semplice, specialmente in un Paese dove è forte la paura di apparire in un modo sbagliato, forse soprattutto a causa dei film di propaganda colonialista che mostravano un’Africa arretrata e selvaggia. È stato difficile trovare spontaneità, spiega la regista, e per le interviste a personaggi importanti abbiamo dovuto prima svolgerne una di prova e poi realizzare quella definitiva, e con 20 giorni a disposizione è stato un po’ un “tour de force”.  

In Congo non manca nulla per permettere la rinascita di un’industria cinematografica. Ci sono gli ambienti, un pubblico e specialmente i talenti creativi. Il problema, secondo quanto ha potuto vedere la regista durante la sua breve permanenza, è che i giovani filmmaker non credono che l’unione faccia la forza. Ognuno vuole essere il primo a realizzare l’“impresa”, il motore che riavvii la macchina. Tenendo conto del fatto che gli investimenti, se ci sono, puntano su altri settori come tecnologia o sanità, questo diventa un ostacolo in più. Allo stesso tempo però si avvertono già piccoli cambiamenti, probabilmente già quest’estate aprirà una nuova sala cinematografica a Kinshasa grazie ad una campagna su Kickstarter. Piccoli cambiamenti sì, ma significativi.

Per i cineasti congolesi è infatti terribile non avere sale dove mostrare i propri film, un po’ come essere orfani. Spesso non si coglie l’importanza di presentare un proprio film nel Paese di origine ma, al contrario, è un enorme orgoglio, più di quanto lo sia esportarlo all’estero. Questa soddisfazione la può provare ora Cecilia Zoppelletto, pronta a presentare ai suoi connazionali il proprio lavoro in un Paese, l’Italia, in cui il fantasma delle sale chiuse si sta facendo purtroppo sempre più presente.

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