IL RUGGITO DELL'AGNELLO

IL RUGGITO DELL'AGNELLO
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Lamb, opera prima di Yared Zeleke, vince il Milano Film Festival 2015. Racconta efficacemente la storia di un'amicizia fra un bimbo etiope e la sua pecora e il passaggio all'età adulta. Abbiamo parlato con il regista

 

Vince Lamb, opera prima di Yared Zeleke, che era già stato molto apprezzato dalla critica e dal pubblico al Festival di Cannes (Un Certain Regard). Il tono del film va dall'umoristico al mélo, l'autore però non perde mai efficacia nel mettere a fuoco l'intimità essenziale della storia che racconta, creando un filo teso tra fiaba e dramma. Ne abbiamo parlato telefonicamente con Zeleke, entusiasta del premio.

 

 

Lamb vince come migliore lungometraggio al MFF!

Sono molto contento, è un onore ed è fantastico. Sono anche un po' sorpreso di ricevere un premio dall'Italia, un Paese che ha avuto un passato discutibile con il mio!

 

Hai studiato cinema negli USA. Ti senti vicino alla cultura americana?

Mi sento di appartenere a entrambe le culture in cui sono cresciuto nel tempo, ma la mia anima e il mio carattere sono stati plasmati sicuramente da quella etiope. Ho passato i primi 10 anni di vita in una zona popolare di Addis Abeba, in un quartiere molto vivace, circondato da tanto affetto.

 

Quali sono i registi che ti hanno ispirato/formato di più? O quelli a cui ti senti più affine?

È una domanda molto difficile. Ci sono molti cineasti nella mia formazione: dai classici Robert Bresson a Federico Fellini, fino ai contemporanei Stephen Frears, Todd Solondz e Michael Haneke.

 

L'agnello è un'icona della cultura cristiana. Come hai lavorato sul simbolico nel tuo film?

Gran parte della popolazione etiope, come del resto la mia famiglia, è di religione cristiana ortodossa. Lamb è la storia di una perdita, ma anche di speranza e rinascita. Vorrei che il pubblico, una volta uscito dalla sala provasse questa sensazione. Mi auguro lo stesso anche per il mio paese e il continente africano: trovare la forza per superare i problemi con la fede che un futuro migliore è possibile. Penso sia ciò di cui abbiamo più bisogno in questo momento, viste le sofferenze che ci affliggono: trovare qualcosa in cui credere. Il simbolo dell'agnello incarna anche questo, non solo nel mio film...

 

Lamb è stato presentato quest'anno nella sezione Un Certain Regard di Cannes (prima volta per un film etiope). Qual è la situazione del cinema nel tuo Paese?

Non è molto buona. Non c'è una tradizione cinematografica in Etiopia, tanto che molti dei filmmaker copiano i film, da Bollywood a Hollywood. Gli etiopi si sono evoluti in molti altri campi culturali, come la danza, la musica, ma per quanto riguarda il cinema sono rimasti un po' indietro. Manca anche un supporto finanziario da parte dello Stato. Spero che il mio film e il premio MFF possano servire da esempio, dimostrare che gli etiopi sono in grado di raccontare la propria storia ed essere visti e ascoltati anche dal resto del mondo.

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