IL SENSO DI UN FESTIVAL

IL SENSO DI UN FESTIVAL
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In occasione della premiazione del ventiseiesimo FCAAAL abbiamo intervistato Alessandra Speciale, co-direttrice insieme ad Annamaria Gallone, per fare il punto su come è cambiata la manifestazione e sul valore di una cinematografia altrimenti poco raggiungibile dal pubblico italiano


Sono ormai 26 anni che Il Festival cinema Africano Asia e America Latina porta a Milano il cinema d'autore proveniente da questi tre continenti.

Alessandra Speciale, co-direttrice del festival insieme a Annamaria Gallone e presidentessa del Milano Film Network, tira le somme di questa lunga esperienza.

I cambiamenti, in positivo e in negativo, gli obiettivi della manifestazione e il rapporto con il pubblico.

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Il lavoro di selezione che precede il Festival è lungo e complicato, come racconta Tommaso Isabella, curatore della sezione Fuori Formato. Nulla è lasciato al caso nella struttura di un programma che vede la presenza di lavori da tutto il mondo. Lo abbiamo incontrato.

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ABACUC: L'ATTORE <br>È MATERIA PLASTICA

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Luca Ferri porta in Prospettive un'opera di finzione. Un inseguimento d'amore che punta a «scompigliare il mezzo e a farlo con una storia e un corpo». Un film "muto" in cui l'aspetto sonoro è fondamentale

Luca Ferri arriva all'ingresso del cinema Arcobaleno e insieme ci spostiamo in un bar anonimo nella via parallela. Il luogo ideale per questa intervista, piccolo e senza tanti fronzoli. Abacuc, il suo film, è un'opera in bianco e nero girata in Super8, che nega qualsiasi appiglio allo spettatore e non è concepita per intrattenerlo. Al centro un corpo, quello dell'attore Dario Bacis, ingombrante, obeso eppure affascinante.

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DOPO LA TEMPESTA

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A pochi mesi dalla vittoria a Locarno con From What Is Before, il regista filippino Lav Diaz presenta in Concorso Storm Children, Book One, sulla devastazione dei villaggi costieri da parte del tifone Yolanda del 2013, uno dei più violenti di sempre. Dal punto di vista dei bambini 

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FILI CHE SI INTRECCIANO

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Nei giorni in cui si svolge Filmmaker, si inaugura a Palazzo Reale Strade/Ways, la mostra/installazione realizzata da Amos Gitai nella Sala delle Cariatidi, luogo di memoria e di riflessione

Fotografie, sequenze di film, architettura e antichi tappeti sono i protagonisti di un viaggio espositivo multimediale che percorre il passato e futuro dell'opera del regista israeliano. Si parte da Lullaby to my Father che Gitai dedica a suo padre, Munio Gitai Weinraub, famoso architetto e studente al Bauhaus di Dessau diretto da Gropius. 

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