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TORTELLINI IN SALSA LGBT
di Francesco Foschini

Torri, checche e tortellini di Andrea Adriatico racconta la nascita del movimento omosessuale italiano, dei suoi protagonisti e della sua storica sede bolognese: il Cassero di Porta Saragozza

La nascita della prima sede del movimento gay in Italia, un locale storico capace di aver cambiato la visuale dell’omosessualità nel nostro Paese. Dal 1982 il Cassero di Porta Saragozza si è fatto culla confortevole per tutte quelle persone bisognose di un supporto, di un sorriso, di una chiacchiera spensierata o di un confronto diretto. Con gli altri o con se stessi. 

Bologna “la rossa” (come cantava Francesco Guccini), dagli anni Settanta ha appoggiato le varie rivoluzioni politiche e sociali, tra cui quella del movimento omosessuale cittadino e non solo: molti migravano da altre città (tra cui Roma, Milano, Trieste, Arezzo…) scegliendo proprio il capoluogo emiliano come meta ideale dove poter condurre la propria vita in tranquillità, senza giustificare o rendere conto a terzi. Vivere una libertà che appartiene a chiunque. Di diritto.

Con Torri, checche e tortellini, Andrea Adriatico ha voluto raccogliere tutte le testimonianze principali di quell’associazione che lungo decenni di militanza ha cercato - e ottenuto – una tanto agognata emancipazione sociale. Il regista ha ripreso le reazioni, i racconti, le nostalgie, le malinconie e i divertimenti di Valérie Taccarelli, Alessandro Fullin, Marco Barbieri, Franco Grillini, Sandra Soster e molti altri, con due interventi che vedono Eva Robin’s e Marcello Fois interpretare le parole scritte da Mario Mieli e Roberto Roversi. 

Il Cassero è stato un vero e proprio atto politico non solo a Bologna, ma in tutta Italia, senza però quell’arrivismo che contraddistingueva altre associazioni: «Eravamo tutti una grande famiglia» chiosa Luciano Pignotti, uno dei firmatari del luogo ribattezzato all’epoca Circolo XVIII Giugno (e dal 2001 trasferito nell’ex Salara di Porta Lame) «Perché Collettivo Frocialista non stava bene» aggiunge Beppe Ramina con un sorriso.

Il motto dei fondatori era quello di fare politica attraverso la cultura, proponendo spettacoli teatrali che dissacrassero con feroce e graffiante sarcasmo le situazioni scottanti durante gli anni Ottanta, condite con una forte dose di autoironia per rendere il clima un po’ più “frociarolo” e un po’ meno ingessato. 

Interessante, inoltre, “riscoprire” il centro di documentazione del Cassero ideato da Stefano Casi, che ha proposto una strada parallela ai tipici cliché dei locali gay, dando così un’impronta che potesse stemperare la frivolezza generale, sempre ben voluta: tutti i membri principali hanno dato il massimo contributo per cercare di rendere il Cassero un luogo sacro (e in realtà lo era veramente: le mura di Porta Saragozza ospitano una lapide in onore della Madonna di San Luca), e al contempo profano (lo svago andava di pari passo con la proposta stessa di cultura), cercando un’ottica e un punto d’incontro che non ghettizzasse nessuno.

Oggi le cose sono un po’ cambiate, la sede storica non è più quella e molti etichettano il locale di Porta Lame a semplice discoteca gay. In realtà gli archivi, la biblioteca, gli incontri, gli scambi culturali esistono ancora, ma forse non tutti ne sono al corrente. 

Ma in ogni caso chiunque varcherà quella nuova soglia si sentirà, comunque, un po’ “a casa”.

Torri, checche e tortellini di Andrea Adriatico, Italia 2015, 75’

Lunedì 6 luglio, ore 22, Teatro Strehler, Scatola Magica