LA LEZIONE DI CINEMA DI SISSAKO

LA LEZIONE DI CINEMA DI SISSAKO
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Durante la masterclass moderata dal critico Giuseppe Gariazzo, il grande regista mauritano Abderrahmane Sissako racconta di sé, dei temi fondanti del suo cinema e della passione giovanile per gli spaghetti-western e i film di Fellini

 

«Non è indispensabile fare i film come non lo è guardarli. La vita va avanti. Ciò che è indispensabile è la vita stessa e l'incontro con l'altro». Coerente alla poetica del dialogo, Abderrahmane Sissako risponde generosamente alle domande del pubblico in sala. 

L'occasione è quella della masterclass organnizzata dal selezionatore FCAAAL Giuseppe Gariazzo in collaborazione con il Milano Film Network con l'autore di Timbuktu (nominato all'Oscar come Miglior Film Straniero e vincitore di sette premi César). Prima del suo arrivo, i presenti hanno avuto la possibilità di vedere sul grande schermo La vie sur terre, lungometraggio d'esordio del regista mauritano. Ecco alcuni brevi passaggi della sua memorabile lezione di cinema tenuta ieri allo Spazio Oberdan.     

 

Memorie nella sabbia

Il deserto è presente nel mio cinema perché era presente nella mia infanzia. A differenza di altri, io non lo vedo come uno spazio vuoto e triste. È parte della natura, che è tutta bella e meritevole di essere immortalata. Se fossi cresciuto nella giungla, girerei film nella giungla!  

 

Silenzio in sala

A volte capita che guardando i miei film, a causa delle lunghe pause, le persone si addormentino. Per questo motivo ogni venti minuti metto un'esplosione, così li tengo svegli (ride, ndr)! A ogni modo, i silenzi fanno parte della realtà. Detto questo, anche se il contatto umano è spesso fatto di assenza di dialogo, non per questo deve mancare la possibilità di un confronto.

 

La strada verso il cinema

Arrivato alla scuola di cinema mi chiesero i miei film preferiti e io citai Lo chiamavano Trinità e Django perché da ragazzo amavo quel cinema popolare. Di registi non ne conoscevo molti, mi venne in mente Giuseppe Tornatore. Solo in seguito studiai il Neorealismo, il cinema tedesco e quello americano, soprattutto John Ford e Cassavetes. Oggi citerei anche Bergman e Tarkovskij, in particolare Andrej Rublev. E poi la visione de La strada di Fellini mi travolse! Ma credo si debbano cominciare gli studi senza troppe influenze, come fu per me.

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