Allo spazio letterario del Milano Film Festival, al Parco Sempione, oggi Salvatore Striano presenta il volume Teste matte, scritto a quattro mani con il regista Guido Lombardi. “Sasà” ci parla in anteprima del suo primo libro
Dal carcere al cinema fino alla scrittura.
Dopo un passato difficile e dopo avere interpretato, da protagonista, film del calibro di Gomorra di Garrone, Cesare deve morire dei fratelli Taviani, fino a Viva la sposa di Celestini, Salvatore “Sasà” Striano arriva al Milano Film Festival per presentare Teste matte. Si tratta del suo primo libro, scritto a quattro mani con Guido Lombardi, regista e amico con cui aveva già lavorato all'interessante gangster movie all'italiana Take Five.
«Lombardi, figlio di un giudice, “si prende” un ex camorrista e si mette a scrivere un libro! È una persona incredibile, senza di lui e Gaetano Di Vaio (ex carcerato, oggi stimato produttore e regista, nda) il libro non esisterebbe» ci racconta. Un libro scritto per tutti coloro che hanno perso la vita in carcere. La sua storia, quella di una vita fuori controllo, il rischio di venire “sparato” per strada. «Tutti possiamo morire. Ogni giorno. Ma non tutti viviamo con questo pensiero. Non tutti pensiamo che ogni volta che mettiamo il piede fuori di casa possiamo essere uccisi. La nostra storia è cominciata quasi per gioco una mattina di trent'anni fa. A nove anni già orfani dell'innocenza...».
La storia è quella delle “teste matte”, il gruppo criminale che ha osato sfidare il potere dei boss e combattere la camorra con le sue stesse armi.
Ne parliamo con lui, l'antidivo che si definisce «uno qualunque che si diverte giocando con l'arte, che sia un libro, un film o uno spettacolo teatrale!». L'arte che a volte salva la vita.
Oggi sarai ospite del Milano Film Festival per la presentazione di Teste matte, il libro scritto a quattro mani con Guido Lombardi. Quando hai deciso di scriverlo?
Ho pensato che fosse necessario scriverlo qualche tempo fa. Non sono uno scrittore, e forse nemmeno un attore, ma sono un personaggio pubblico, e ho sentito l'urgenza di mettere a nudo il mio passato per poter dire alle persone che esiste la possibilità di uscire da quel mondo malato, che sa di morte.
Com'è stato lavorare insieme a Guido Lombardi, già coautore di Non mi avrete mai di Gaetano Di Vaio?
È andata meravigliosamente bene. Io personalmente non sentivo di avere la capacità di misurarmi da solo con questo progetto. Non per questo ho chiesto il suo aiuto, è stato lui a farmi la proposta. Abbiamo lavorato insieme al film Take Five. Sul set gli raccontavo aneddoti della mia vita e lui restava stupito e attonito. «È incredibile! Tu hai una vita da libro, una vita da film!», diceva. Così un giorno, guardandolo negli occhi, gli ho detto «sei tu quello che deve scrivere quel libro con me!».
Cosa ti aspetti da questi incontri con il pubblico per la presentazione di Teste Matte?
Arrivare a più gente possibile ed è per questo che giro tra città come Milano, Roma o Napoli. Voglio fare in modo che il libro, la mia storia, arrivino a più persone possibili, soprattutto ai giovani, in modo da fornire uno spunto per evitare di fare una brutta fine. E poi è l'occasione per essere giudicati dai critici, dal pubblico... mentre prima chi mi giudicava era qualcun altro. Il mondo che si ribalta: è fantastico!
Quando hai capito che la recitazione poteva diventare la tua nuova strada da seguire?
È successo. Ho vissuto una vita fatta di negatività e quando poi ho preso in mano le redini dell'arte e della cultura tutti mi hanno convinto che fossi bravo, quindi ho deciso di continuare a fare quello che emoziona il pubblico, oltre al fatto che mi fa stare molto bene. Sono stato molto fortunato.
Hai un punto di riferimento nella tua vita lavorativa?
Il mio mentore Fabio Cavalli, il mio maestro d'arte che ho conosciuto in carcere. Ancora non mi molla dopo nove anni, mi chiama tutte le settimane per verificare che abbia fatto i compiti della settimana! È un fratello acquisito, un secondo padre.
L'8 ottobre uscirà Viva la sposa, l'ultimo lavoro di Ascanio Celestini appena presentato alle Giornate degli Autori a Venezia.
A differenza delle mie esperienze cinematografiche precedenti, in cui i registi erano dei “mandanti” che mi dicevano «fai questo, fai quello!», stavolta è stato meno complicato in quanto Ascanio, oltre che regista, era sulla scena con me e bastava seguirlo. Spesso mi capita di preoccuparmi di riflesso anche del lavoro altrui, del modo in cui mi viene passata una battuta, mentre con lui è stato tutto estremamente naturale.
Stai già lavorando a nuovi progetti?
Per il momento è presto per parlarne. Ho fatto ottime cose, da Garrone ai Taviani, da Lombardi a Celestini. Ora voglio capire cosa posso fare di socialmente utile per i giovani, altrimenti divento il divo del cazzo e mi divento antipatico da solo. Quindi per ora Teste Matte a tutto gas! Vorrei realizzarne anche una sceneggiatura e magari un videogioco!
C'è un personaggio che vorresti interpretare e ancora non hai avuto la possibilità di portare in scena?
Non ho una grande fiducia nei confronti degli addetti ai lavori sulla scelta dei ruoli. Questo mi affanna, perché ripetere sempre lo stesso ruolo, quello del potente o del duro della situazione, diventa limitante. Non mi annoia, però mi piacerebbe incontrare qualcuno con un filo di coraggio in più, cosa che spesso manca al cinema italiano. Interpreterei volentieri una commedia brillante, come quelle di una volta. I cinepanettoni ambiscono a essere delle commedie, ma peccano di coraggio, quindi alla fine restano tali: cinepanettoni.
Vivi ancora a Napoli, nonostante tutto.
È la bellissima città che quasi mi ha ucciso in passato. Ora come ora mi sembra di fare qualcosa di buono per Lei. Se tutte le persone perbene abbandonassero Napoli, la città morirebbe definitivamente. Non la lascerei mai, non sarebbe giusto. Ci resto, e ci resto con le armi della cultura, quindi posso combattere con più forza ora.
Salvatore Striano presenta Teste matte, Libri & schiscetta, dom 13, ore 12, EuroLab Teatro Strehler