IL PREZZO DELLA CULTURA

IL PREZZO DELLA CULTURA
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The Chinese Mayor (Datong) di Zhou Hao, in sezione Colpe di Stato, denuncia le contraddizioni del modello di sviluppo cinese

 

Nel 495 d.c. Datong era la capitale dell'impero cinese. Oggi, a causa delle numerose miniere di carbone che la circondano, è tra le metropoli più inquinate della Cina. L'aria è metallica e il cielo nascosto da una cappa grigia che di notte si colora di rosso e, quando piove, si scioglie e precipita al suolo, diventa polvere che soffoca gli alberi, copre le finestre e sporca i vestiti. Eppure la città può ancora vantare i residui del suo passato splendore: sorge tra due rami della Grande Muraglia, è la porta d'accesso per le Grotte di Yungang e il Tempio Sospeso. Le grotte costellano una ripida parete rocciosa e contengono cinquantunomila statue del Buddha che vanno dai 4 cm ai 17 metri, il tempio è una costruzione in legno che si regge su lunghi e sottilissimi pali. Il sindaco Geng Yanbo, in carica dal 2008, ha piani ambiziosi per restituire a Datong la gloria di un tempo, vuole ricostruire la città imperiale e le colossali mura di cinta che la custodivano. Il suo intento è riconvertire l'economia sviluppando il settore terziario del turismo e dei servizi, trasformare Datong in capitale della cultura. Realizzare il progetto però comporta l'abbattimento di migliaia di case e il trasferimento di mezzo milione di persone. Per riuscirci Geng non deve perdere l'appoggio dell'elite di partito né soccombere al pubblico dissenso. Zhou Hao ha seguito gli ultimi tre anni del suo mandato e documentato tutto. The Chinese Mayor (Datong), nella sezione Colpe di Stato, indaga il modello di sviluppo cinese attraverso questa metropoli in cui non si abbattono pezzi di storia per far spazio all'urbanizzazione (come successe nel 2006 a Pechino quando furono distrutti centinaia di caratteristici quartieri popolari chiamati Hutong), ma si demoliscono case per ricostruire monumenti. L'inchiesta si concentra sul rapporto tra governo e cittadini. Afferma Zhou: «Vorrei portare il pubblico a riflettere su quel che si aspetta dalla propria amministrazione, su quale sia l'equilibrio accettabile tra sviluppo e protezione, e quali i sacrifici sostenibili in nome della collettività». La camera a mano di Zhou si spinge tra le macerie per descrivere il malcontento, si aggira nei corridoi dei palazzi per spiare le riunioni del consiglio o le sontuose cene di partito. Segue ogni passo di Geng, assediato dalla folla e dalle sue richieste, in transito perpetuo tra presidi e cantieri. I lavori proseguono, mentre in sottofondo il rumore battente delle ruspe si alterna alla musica tradizionale cinese. Racconta una donna sfollata, che oltre a protestare ha agito per vie legali e denunciato l'amministrazione: «Non so cosa insegnare ai miei figli: devono avere fiducia nel governo, rassegnarsi oppure reagire per far valere i propri diritti?». A Datong il 30% della popolazione è stato delocalizzato e le loro case, proprietà private, confiscate senza appello. Zhou si chiede se questo prezzo non sia troppo caro, soprattutto perché il progetto di Geng è una scommessa personale e per questo rischia di esaurirsi con il suo mandato e di restare incompiuto. The Chinese Mayor (Datong) è il ritratto di un politico visionario, un viaggio tra le contraddizioni della Cina volta verso un futuro sempre più incerto.

 

The Chinese Mayor (Datong) di Zhou Hao, Colpe di Stato, sabato 12, ore 20, MIMAT e venerdì 18, ore 22.30, alla Scatola Magica

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