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PRIDE
di Francesca La Spada

La partecipazione ai Giochi Olimpici come possibilità di riscatto e di emancipazione femminile

Lo sport non dovrebbe avere età, razza e sesso.

Eppure se tante discipline hanno conquistato la stessa considerazione per il genere femminile, per tante altre la strada della parità è ancora in salita.

La concezione che molti sport siano un terreno per soli maschi, date le loro naturali caratteristiche fisiche, è infatti un pregiudizio ancora diffuso. Il calcio ad esempio, uno degli appuntamenti più seguiti non solo in Italia ma in tutta Europa, è stato da sempre associato alla perfetta e ideale immagine di mascolinità. 

L’emancipazione femminile attraverso i giochi olimpici, oltre a essere il titolo di una delle mostre organizzate dal festival FICTS  è un tema a cui la manifestazione cinesportiva dedica ampi spazi. L’esposizione, composta da trenta pannelli costituiti da immagini fotografiche, ha l’obiettivo di mostrare al visitatore la dedizione, la fatica e l’impegno di molte atlete olimpiche, che nel corso della loro carriera si sono battute per raggiungere parità di diritti. 

Questi i valori che The First Jump esalta. Due storie corrono parallele: la prima in Norvegia, paese natale del salto con gli sci, la seconda in Cina dove le difficoltà dovute alle condizioni climatiche richiedono una dedizione e una tenacia maggiori che altrove. Le differenze tra una giovane atleta norvegese e un gruppo di quattro sciatrici cinesi sono immediatamente percepibili. Se la prima inizia i suoi allenamenti fin da piccola, in linea con le abitudini di un Paese in cui il salto con gli sci rappresenta una delle discipline più popolari, in Cina invece la situazione è esattamente opposta. Le atlete, oltre a sostenere lunghi viaggi per raggiungere i pochi trampolini del loro Paese, sono inoltre costrette ad allenarsi su piste di erba che viene bagnata per garantire agli sci una buona aderenza al terreno e un adeguato impatto in fase di atterraggio. The Firts Jump ci mostra i loro percorsi, i faticosi allenamenti e le speranze di giovani ragazze asiatiche per cui la vittoria, oltre a essere la realizzazione di un sogno, rappresenta la possibilità di un riscatto concreto. 

Dedizione e coraggio segnano questi due percorsi paralleli nella disciplinaconsiderata, fino ai Giochi di Sochi 2014, un’esclusiva per soli uomini. In quell’occasione è stato infatti consentito alle saltatrici donne di partecipare. 

Era la prima volta dopo cento anni di discriminazione.

The First Jump di Zhu He, dom 7 dicembre, ore 15.00, Sala Colonne