VISITA A CORTE<br>CON IRRIVERENZA

VISITA A CORTE
CON IRRIVERENZA

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«La domanda che mi infastidisce di più? Quando mi chiedono se è un film di finzione o un documentario. Io gli rispondo né l'uno né l'altro, il cinema non significa mettere un'etichetta sulle cose!». No, decisamente le restrizioni di "genere" non appartengono a Pippo Delbono sul palcoscenico come sullo schermo, che firmi la regia di un'opera o che racconti l'intimità della sua esperienza, lui mischia tutto, la sua è una narrazione libera in cui le storie diventano Storia, gli amori alla prima persona un sentimento universale, e la sessualità e il desiderio danzano seguendo le linee del suo sguardo e i passi del suo corpo per inventare uno spazio in cui tutti si possono riconoscere e trovare un pezzetto di sé, delle proprie fantasie e dei propri dolori.

Eccoci dunque nella reggia di Versailles, l'ha avuta per due giorni Pippo, ma la sua Visite - La visita, che ha riempito la sala a Marsiglia nella canicolare domenica di luglio, non è certo quella consigliata dagli itinerari delle guide turistiche. Pure se lui, filmando i passi di una strana coppia quasi beckettiana che percorre il corridoio di sovrani e protagonisti della Storia, ci immerge nei quadri, nella loro violenza, nel potere celebrato in diverse epoche. 

Michael Lonsdale spinge sulla carrozzella Bobò, gli parla, commenta busti di pensatori, Cartesio, Voltaire, e quelli dei re, a cominciare da Napoleone, figura orribile dice. Qua e là dissemina giocattoli da bambini, i due si arrestano tra le pitture di guerre e massacri come se l'umanità non conoscesse altro. Poi il gioco cambia, e Bobò diventa il Re Sole, è lui a guidare ora la carrozzella verso l'uscita. E intanto Delbono, senza proclami, ci ha detto del passato e del presente, illuminato nelle pieghe della Storia ufficiale. «Sono come quei bambini cocciuti che non si accontentano delle risposte dei genitori» dice. Un'irriverenza indocile che è la bellezza del suo sguardo. Poetico e politico, che della realtà cerca le corrispondenze e non il senso lineare. Perché in una notte di Ramadan capita di incrociare un gioioso Gay Pride: qualcuno balla, qualcun altro si tuffa in mare. Una donna fa la danza del ventre, due maschi si abbracciano. Le donne musulmane sedute chiacchierano con gli uomini distanti, da un'altra parte. Solo i bambini si mescolano, correndo dietro al pallone. Un po' come fa Pippo. 

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