ARTISTI IN CITTÀ <br> LA DANZA DELLE IMMAGINI PURE

ARTISTI IN CITTÀ
LA DANZA DELLE IMMAGINI PURE

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Diego Marcon è originario di Busto Arsizio (VA). La sua produzione artistica riflette su una realtà fatta di persone con una storia da raccontare. Dall'intimità dei video familiari, raccolti nel progetto SPOOL, alla vita condivisa dalle pattinatrici delle Hot Shivas in Pattini d'argento, una coproduzione di Piccolo Artigianato Digitale.

 

Dalle immagini statiche, che non hanno bisogno di muoversi per trasmettere la propria essenza, a figure da leggere proprio attraverso il loro movimento. Anche gli oggetti prendono vita per suggerire un'idea, un'impressione, un movimento. L'artista, che esplora il territorio del documentario e della video performance lasciando spazio ai colori, alla luce ma soprattutto al suono della realtà, sarà in mostra al Pac fino al 6 gennaio 2015. In occasione di Invideo, l'intervistiamo a Diego Marcon.

 

In salut! hallo! hello! usi delle fotografie per mostrare alcuni paesaggi, da dove provengono e quale filo rosso le accomuna?

Le immagini che compongono la prima parte sono tutte cartoline. Alcune sono prese dalla mia collezione personale, altre invece dall’archivio della LM cards, la casa editrice/tipografia all’interno della quale è girato il lavoro.

Ogni cartolina è stata scelta per la capacità di cristallizzare in sé un intero immaginario legato alla vacanza, declinato dalle diverse mete che ognuna ritrae.

 

Le immagini vengono riprese per qualche secondo, nessuna voce o suono le accompagna. Quali ragioni ti hanno portato a elaborare questo tipo di visione?

Inquadrare ogni singola cartolina in video ha lasciato loro il tempo di animarsi, di rivelare le oscillazioni arrestate nell’immagine: quel poco di vento che muove leggermente i capelli o i vestiti sul lungo mare, le foglie delle palme, le creste delle onde, i passi affondati nella neve, il profumo delle creme solari e quello dell’acqua di colonia.

 

In Pattini d’argento, invece prevale il movimento. Perché proprio il pattinaggio?

Le pattinatrici sono segni in movimento, ripresi nel loro sforzo continuo di divenire pura immagine. Il pattinaggio ci affascinava come immaginario; ci affascinavano il suo luccichio e volteggiare leggero, come lo facevano il rigore e la precisione che richiede ogni suo gesto che va a comporre una coreografia.

 

Il film è una coproduzione e infatti siamo di fronte a un’opera che utilizza diversi stili narrativi. Il progetto si è modificato mentre giravate o era già stato pensato così dal principio?

Federico Chiari è un sound designer e musicista mentre Anna Franceschini è una filmmaker e artista. Questa pluralità di sguardi caratterizza tutto il lavoro, che scivola tra diverse forme eterogenee. Alla base c’è un’idea di film che guida lo sguardo attraverso le riprese – o forse un’immagine - ma è qui che il lavoro prende forma, e poi durante la riscrittura del girato durante il montaggio.

 

Qui come in altri lavori, per esempio She loves you, a un certo punto viene mostrato qualcosa che sposta l’attenzione dal resto per qualche secondo. In questo caso la manutenzione dei pattini da parte di un addetto, nell’altro una donna che cuce a macchina.

In ogni lavoro, nessuna inquadratura è semplicemente di raccordo, o utile per far procedere il film. Ognuna di loro, oltre che avere un valore all’interno della struttura del film, ne ha uno in sé. In questo senso, non solo un’immagine in relazione con un’altra mette a confronto due storie, ma ogni immagine in sé mette a confronto più storie.

 

SPOOL / Tape 02 . Roger fa parte di un progetto che comprende altri video. Dove trovi e come scegli le storie da raccontare?

SPOOL è un progetto che consiste nel recupero, nell’analisi e nella re-strutturazione di archivi video dei film di famiglia. Ogni video è chiamato Tape, numerato in ordine progressivo ed associato al nome della persona che mi ha donato il proprio materiale.  Il recupero delle riprese familiari, avviene attraverso il passaparola e una rete di contatti, amicizie e conoscenze piuttosto informale. Non si può parlare quindi di una vera e propria scelta, se non successiva al recupero degli archivi, alcuni dei quali vengono editati in una Tape, altri no.

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