LA SCIURA CARLA

LA SCIURA CARLA
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Oggi è il giorno dell’evento “segreto” MFF: la proiezione di La ragazza Carla di Alberto Saibene (alle 21.15 all’ex scuola “Lucio Manara” di San Siro). Ne parliamo con una signora omonima della ragazza del titolo che da sessant'anni abita nel quartiere

 

«Perché noi siam testun!». 

Un forte accento meneghino, uno spirito sagace ed energico ci accolgono nella sala del Bar Rivoli, a pochi passi dallo Strehler. Interrompiamo l’attività quotidiana della signora Carla e la sottraiamo dalla cassa del bar di famiglia per un ritratto sul quartiere in cui è cresciuta e dove vive tuttora.

 

San Siro nasce come borgo agricolo sulle vie del fiume Olona. Aree verdi (Parco delle Cave, il Bosco in città e il Parco di Trenno) si alternano ad altre zone completamente cementificate. 

«In questa zona vivo da quando avevo sei anni» ricorda Carla. «All'epoca era ancora un quartiere in piena periferia, quasi un altro paese. Nel 1954 ci fu un nuovo insediamento di case intorno allo stadio. Mancavano però le scuole e l'unico mezzo di trasporto era il gamba de legn, un treno diretto a Novara. Gli abitanti erano i nuovi immigrati delle case popolari e i residenti di un paese allora rurale. Due mondi che condividevano gli stessi spazi con una diversa provenienza che si rifletteva sul modo di parlare. Dall'arius parlato dai “milanesi non cittadini” alle cadenze dialettali di tutta Italia. Abitavo in una casa popolare di ringhiera, eravamo nove famiglie e ogni porta era una regione. Il bolognese, il napoletano, il palermitano... Oggi, invece, il quartiere è più che mai omogeneo.»

 

La proiezione di La ragazza Carla di Alberto Saibene, curata da OffSide per Milano Film Network e Milano Film Festival in collaborazione con Mare Culturale Urbano, avrà luogo proprio in questa zona storica della città, nel giardino dell'ormai ex scuola elementare “Luciano Manara” in via Fratelli Zoia 10, frequentata dalla milanesissima Carla.

Il film è un omaggio a una Milano d’altri tempi, uno sguardo inedito sull'identità e la memoria, «perché gli amarcord sono sempre gli amarcord!» aggiunge la Carla.

 

Una Milano nascosta come lo spazio scelto per l'evento. Un luogo che negli anni ha sempre mantenuto un proprio fascino. Se prima era all'avanguardia a livello architettonico con i suoi 7.700 metri quadrati, compresi di palestra attrezzata, oggi si presta a spazio da vivere anche se ormai in parte in decadenza.

La struttura s’inserisce nel tessuto cittadino di San Siro, che in 60 anni non ha perso la sua anima di quartiere culturalmente vivo, dove l'uguaglianza e la solidarietà sono tuttora il tratto distintivo, tanto che una parte dell'edificio è da alcuni anni adibito a centro di accoglienzza per i profughi siriani.

«Non lascerei mai il mio quartiere! Qui sono cresciuta e continuo a trovare attività culturali sempre nuove, come ad esempio il cinema all'aperto o gli eventi dello Spazio89. L'unico neo è lo stadio, invece di ampliarlo avrebbero dovuto lasciarlo com’era: genera troppo casino al traffico, non più solo di domenica! (ride, nda)».

 

Il quartiere non ha perso le sue radici, a differenza di altri come l’Isola e il Centro Storico (via Torino, P.zza Missori) che da zone popolari si sono snaturate diventando radical chic. San Siro ha conservato in maniera intatta le sue radici, nonostante l'espansione urbanistica, perché senza memoria non c'è futuro».

 

La ragazza Carla, di Alberto Saibene, ven 18, ore 21.15, Evento Speciale, giardino ex Scuola "Luciano Manara"

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