MENO FASHION PIÙ PASSION

MENO FASHION PIÙ PASSION
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Appena tornato da Venezia dove ha presentato La zuppa del demonio, documentario di Davide Ferrario in cui è la voce narrante, Walter Leonardi partecipa al MFF. Da spettatore.

 

A Venezia ci sono i motoscafi che arrivano con a bordo persone alcune volte famose e un sacco di gente che urla, fotografa e chiede autografi. A Milano non ci sono motoscafi, a meno che non si faccia l’arrivo all’Idroscalo, ma poi ci vorrebbe un red carpet lungo 10 km per raggiungere lo Strehler.

A Venezia c’è il Red Carpet.

A Milano no.

Però il red carpet… insomma, mi sembra che farlo qui, in Italia, viene un po’ una cosa italiana e non mi sembra molto bella. Cioè, a Roma quando io ho fatto il red carpet, sono arrivato con la mia macchina fino al festival. Ho posteggiato, pagando il parcheggio. Poi di corsa, perché ero in ritardo.                            

Sono arrivato alla macchina del festival.    

Sono salito sulla macchina del festival e dopo 45 metri, lo ripeto perché potrebbe sembrare un refuso, 45 metri di strada a passo d’uomo, sono sceso perché ero arrivato al red carpet. 

Comunque “Venezia è meravigliosa, ma io non ci vivrei”, però il festival è al lido, che tutto si può dire tranne che sia proprio meraviglioso, è, diciamo, un lido normale. Ma ha una peculiarità durante il festival, ci sono giacche e tacchi 12 o 14 che camminano per i viali alle 2 del pomeriggio per andare a vedere quello o quell'altro film.    

A Milano invece, a parte la divisa hipster barba e occhiali, non esistono codici di abbigliamento. E tutti se ne approfittano. Forse anche un po’ troppo. Arrivano in infradito, short, o in parei o in pantaloni un po’ frikkettoni 2.0, o addirittura con le espadrillas, e poi bevono birra.

A Venezia poi al lido ci sono le macchine del festival con le quali si vanno a prendere le persone che vanno sul red carpet.

A Milano questo non lo so, ma così da fuori io non le ho viste, però ho sentito dire che c’è un servizio di critical mass che ti vengono a prendere in albergo con le bici e ti riportano dopo un estenuante giro di Milano tutto grattato e di notte, non serve a niente al festival, però si fa.

 

Ricapitolando, al MFF:

- Non esiste nessun maledettissimo red carpet ma solo cemento ghiaia, sabbia e alberi del Parco Sempione.

- Non esistono feste esclusive, ma un’unica festa che continua dal primo giorno fino all’ultimo sul sagrato dello Strehler e sulla piazza del cannone nel Parco Sempione.

- Non esistono “dress code”, che (già il nome) si possono portare anche le birkerstok (che non so come si scrive).

- Non esiste nulla di tutto questo, ma non so se perché è la mia città, non so se è perché lo organizza un mare di gente che conosco e che ci crede, ma a Milano, dal momento in cui entri, o meglio arrivi, perché non c’è un ingresso vero e proprio, ti accorgi subito di essere in un festival diverso. Meno Fashion e più Passion, che per Milano è davvero una straordinaria cosa bella.

 

* attore e regista 

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