Antonia di Ferdinando Cito Filomarino, che arriverà nelle sale italiane a gennaio, chiude stasera Filmmaker 35. Un ritratto suggestivo e struggente della poetessa milanese Antonia Pozzi, suicida a soli ventisei anni. Ne parliamo con l'autore
Un film di poesia in immagini su Antonia Pozzi.
Ritratto di una giovane donna nata nel 1912 che decise di lasciare il mondo nel 1938. Per «disperazione mortale» scrisse nelle ultime parole di commiato.
Antonia di Ferdinando Cito Filomarino segue circa dieci anni della vita della poetessa milanese, anima riservata e tormentata, come i suoi versi ermetici e duri, ridotti all’essenziale.
Un film struggente che mescola malinconia, solitudine e passione, e si allontana dai soliti biopic, per tracciare la fotografia del cammino umano e artistico di una “ragazza normale” nell'Italia degli anni Trenta. «Il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica» disse di lei l'italianista Maria Corti che la conobbe all'università.
Cito Filomarino mette a fuoco con estrema cura del dettaglio l'anima della poetessa, la sua esistenza e i suoi pensieri, realizzando una visione cinematografica suggestiva ed evocativa, come le sue poesie.
Come è nato il progetto Antonia?
Qualche anno fa ho girato un cortometraggio (Diarchia) prodotto da Luca Guadagnino e Marco Morabito. Poco tempo dopo ci è sembrato naturale pensare a un lungometraggio da fare insieme. Durante una conversazione è uscito il nome di Antonia Pozzi. Luca era convinto che, per una serie di ragioni personali e anagrafiche, io e la poetessa fossimo affini. A quel punto ho iniziato a studiarla. Ho sempre provato un grande fascino per gli artisti. Antonia aveva nella sua arte - fotografie e poesie - una potenza, un'immediatezza e un'intimità tali che mi hanno permesso di fare il ritratto di un'artista e non un racconto.
Il film va oltre l'aspetto biografico della protagonista.
La figura di Antonia era perfetta per realizzare un progetto alternativo al solito biopic, grazie a tutto il materiale pervenuto e alle lettere che scriveva. Quello che mi interessava era chiarire i motivi che la portavano a voler esternare un mondo interiore e raccontare solo le cose importanti della sua vita e del suo percorso artistico.
Il fatto che Antonia sia nata e cresciuta nella mia stessa città e abbia frequentato le montagne che conosco anche io ha facilitato il lavoro di ricerca e di studio.
Quale aspetto della sua vita l’ha colpita di più?
La vita di Antonia è piuttosto normale nella quotidianità, come quella di molti altri poeti. Ciò che mi ha colpito è il suo modo di vivere la routine, un’apparente mimesi con il mondo. In realtà dentro di lei c'è un universo fatto di mille sfumature e tormenti.
Nel film le sue poesie non sono recitate, lo spettatore può leggerle direttamente sullo schermo osservando la protagonista mentre scrive.
La poesia nel cinema è rara. La natura, il contenuto delle poesie della Pozzi e le “figure cinematografiche” che contiene, hanno reso possibile la rappresentazione in immagini del suo mondo poetico e quotidiano. Ogni singola scena del film e molti dialoghi sono ispirati ai suoi lavori e alle fotografie. Grazie alle sue poesie, che sono molto evocative, è stato naturale accostare le immagini alle parole. Sono convinto che le pagine di Antonia non debbano essere lette o recitate a voce alta. Una lettura fuori campo sarebbe stata un'intrusione tra lo spettatore e i suoi versi.
La messinscena è molto rigorosa e anche la musica è quasi totalmente assente.
Il film è così carico di arte tra poesie e fotografie che la presenza di troppa musica sarebbe risultata ingombrante. Volevo che non fosse un mero commento alla storia, ma che rappresentasse il modo in cui lei viveva la musica. C'è però un'unica eccezione, una scena evocativa che racconta un momento emotivo di Antonia e il suo erotismo che si rispecchiano nella canzone Va di Piero Ciampi, un artista molto vicino alla Pozzi per sensibilità. Un incontro perfetto tra poeti di diverse epoche, anime lontane ma vicine, entrambi con la difficoltà di relazionarsi con l'altro.
Dopo aver lavorato con attori noti come Louis Garrel, Alba Rohrwacher e Riccardo Scamarcio, protagonisti del corto Diarchia (2010), questa volta ha affidato il ruolo a un'attrice emergente, Linda Caridi.
Il lavoro con lei è stato lungo e complesso, a partire dallo studio del personaggio. È stato necessario addentrarsi nei suoi riferimenti culturali, sul corpo, sulla voce, sulla trasformazione nel corso degli anni, sul come si muove negli spazi. Non conosceva Antonia Pozzi, come gran parte degli italiani.
Come definirebbe Antonia in una parola?
Mi viene in mente il nomignolo con cui la chiamava il suo primo fidanzato, il professor Antonio Maria Cervi: “Giunco”, gracile e forte.
Antonia di Ferdinando Cito Filomarino verrà proiettato stasera dopo la premiazione dei vincitori Filmmaker 35 (ore 21.00), Cinema del futuro, ore 21.30, Arcobaleno Film Center, sala 1
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