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REVOLUTION AGAINST NATURE
di Zelia Zbogar

Bruce LaBruce, al festival con Gerontophilia e Pierrot Lunaire racconta: "Trasgressione sessuale, azione sovversiva e denuncia sociale sono da sempre al centro del mio cinema"

Abbiamo incontrato Bruce LaBruce nella hall dell'albergo Ariston, poche ore dopo il suo arrivo a Milano. Impeccabile nella divisa provocatoria, ci accorgiamo al primo sguardo che non ci sono filtri tra il corpo della sua arte e lui stesso. Spilla appuntata sul bavero sinistro della giacca che a lettere d'oro laccate proclama "Persona non grata", maglietta nera che invece di Ramones recita Hormones, anello Obscenity, accessorio promozionale per l'omonimo profumo da lui elaborato, per il cui lancio, il 10 luglio a New York, LaBruce sta organizzando una performance. 

Anticonformismo, sessualità e provocazione, la trinità della trasgressione che si incarna nel suo cinema. Regista di riferimento del festival, quest'anno LaBruce è in concorso con due film: Gerontophilia e Pierrot Lunaire. Il primo racconta la storia d'amore tra Lake, Pier Gabriel Lajoie , un ragazzo, e Mr Peabody, Walter Borden, ormai over 70; il secondo è la trasposizione Queer dell'opera per voce femminile di Arnold Schönberg.

Gerontophilia racconta un amore inusuale sul grande schermo, perché ha scelto proprio questa storia? 

Per me non si tratta di una novità, tabù e feticismo sono due aspetti della sessualità che ho sempre trattato. La gerontofilia è un fanatismo specifico che ho incontrato molte volte nel corso della mia vita. Negli anni '70, un mio amico di San Francisco aveva una relazione sia con William Burroughs che con Allen Ginsberg, entrambi sulla cinquantina. Un altro ragazzo invece, conosciuto a New York, amava dormire con uomini agees sovrappeso e di religione ebraica. È vero che il cinema ha raccontato poco queste passioni, ma ci sono precedenti, come Harold e Maude di Hal Ashby. Mentre la sua è una storia d'amore in cui la differenza d'età è solo una casistica, la mia nasce come espressione di un feticismo preciso.

L'incontro con Mr Peabody porta Lake alla scoperta della propria sessualità e alla sua accettazione..

Si tratta più di una rivoluzione contro le convenzioni della società e la natura stessa ("against nature"). Lake appare innocente, quasi angelico, ma è anche molto aperto mentalmente. Il suo trasporto verso Mr Peabody cresce a seguito della profonda empatia creatasi tra di loro, la sessualità accompagna spontaneamente il sentimento. Lake oltre alla passione feticista per il corpo dell'amante, è affascinato dall'esperienza e dalla sua personalità, è convinto della loro relazione. Un sentire indipendente e ribelle.

Il suo secondo film presente al festival è Pierrot Lunaire;come si è avvicinato all'opera di Schönberg?

Non la conoscevo, ma quando Susanne Sachsse me ne ha proposto la regia il film nasceva già come un lavoro multidisciplinare. Per la messa in scena mi sono ispirato allo stile del cinema muto, all'espressionismo tedesco e al Grand Guignol. Un immaginario carico di frustrazione, sadismo e senso di colpa ma che non prescinde la satira e il grottesco. Nelle mie ricerche ho scoperto che il personaggio di Pierrot, anche se maschile, è sempre stato interpretato da una donna; da qui l'idea di raccontare una storia transessuale. Il soggetto si ispira a un fatto accaduto realmente a Toronto la cui protagonista, che si sente un uomo e si presenta come un uomo, ha dovuto rinunciare al suo amore a causa delle convenzioni sociali.

Susanne Sachsse è un volto del suo cinema, com'è cresciuto il vostro rapporto artistico?  

Ho incontrato Susanne sul set di The Raspberry Reich, era già un'attrice affermata, non avevamo mai lavorato insieme prima eppure ha capito subito il ruolo ed è entrata perfettamente nella parte. Un feeling istantaneo. Nel 2007 abbiamo collaborato anche per Otto; or Up with Dead People, il primo dei miei due "zombie movie". Per prepararsi al Pierrot Lunaire, Susanne ha seguito 6 mesi di lezioni di canto, è un'artista formidabile.

Gerontophilia e Pierrot Lunaire sono diversi dalla sua produzione precedente. È cambiato qualcosa nella sua visione del cinema?

Sono due opere concepite all'origine in modo differente. Gerontophilia è il mio primo film a grande budget, ci sono attori professionisti, è organizzato nei minimi dettagli e in parte finanziato dal governo del Québec. Contiene meno sesso esplicito perché vuole essere destinato a un'ampia distribuzione. Anche Pierrot Lunaire, che è un'opera sperimentale e di avanguardia, ha uno stile nuovo. Sono abituato a fare film più caotici e legati all'improvvisazione, ho girato spesso senza i permessi necessari e prediletto attori non professionisti. Ma sono differenze di forma! Sesso e trasgressione, ribaltamento delle prospettive e delle norme, come la denuncia sociale restano i caratteri del mio marchio di fabbrica. 

Quali cineasti hanno particolarmente influenzato il suo sguardo? Penso a Pasolini e a Fassbinder, cui è dedicata questa edizione del Mix...

Sono due registi straordinari. Per me sono stati importanti anche Andy Warhol, Jean Genet e John Waters ma potrei citare tanti altri autori che negli anni '70 hanno lavorato ai margini del mainstream, filmmaker indipendenti che producevano film d'avanguardia.

Ha già un nuovo progetto?

Sto montando il mio nuovo film (Ulrike's Brain, ndr) che è in post produzione.

Concorso, Lunedì 23, ore 20.30, Sala grande, Pierrot lunaire