LES CHANTS DES ONDES <br> di Caroline Martel

LES CHANTS DES ONDES
di Caroline Martel

di

2012, '96, Canada
Concorso Doc, Sabato 21, ore 18.00, Eurolab

 

«La musica può essere, o dovrebbe essere, la più bella delle manifestazioni dello spirito».
Il 1928 è l'anno di una rivoluzione sonica: niente corde, niente fiati, il suono è prodotto dall'elettricità, come una magia. A quasi un secolo di distanza, l'Onde Martenot è ancora uno strumento che permette all'esecutore di evocare una moltitudine di sonorità, dalla melodia degli uccelli, alle note di una chitarra, fino al canto di una sirena. La regista Caroline Martel ci racconta, con rare immagini di repertorio e interviste inedite, le origini e il lavoro di Maurice Martenot, radiotelegrafista e violoncellista parigino, portandoci al centro di un sogno fatto di onde che si incrociano e sfuggono, con un personalissimo stile da fiaba moderna in cui si mischiano lirismo e sperimentazione. Fin dalle origini il cinema si è lasciato sedurre dalla molteplicità di armonie che lo strumento è in grado di produrre, grazie alla sua particolare multisensorialità capace di attraversare tutti i generi, dall'espressionismo tedesco con Metropolis di Fritz Lang, al melodramma Scarpette rosse di Michael Powell e Emeric Pressburger, arrivando a incantare grandi compositori di colonne sonore come Maurice Jarre, Miklòs Rózsa e Sylvano Bussotti (protagonista del documentario Sylvano Sylvano di Tiziano Sossi in programma domenica alle ore 22). Anche la musica contemporanea non rinuncia al fascino dello strumento magico che continua a ispirare generazioni di musicisti agli antipodi, come Jonny Greenwood dei Radiohead e l'italiano Vinicio Capossela che, a distanza di quasi un secolo, vengono rapiti da quei suoni che nascono dal silenzio.

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