L’AMICA DEL RINOCERONTE

L’AMICA DEL RINOCERONTE
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Testardo e indipendente, gli amici lo amavano anche per questo Alberto Signetto, cineasta torinese scomparso  lo scorso gennaio. Tra loro c'era Marilena Moretti, anche lei regista, anche lei di Torino, che ha voluto ricordarrlo in un piccolo film: Sympathy for Red Rhino, un gesto d'amore e di amicizia che ci ha raccontato in una lunga chiacchierata 

 

Dal documentario Sympathy for Red Rhino, realizzato appositamente da Marilena Moretti per quest’edizione di Invideo dedicata alla memoria di Signetto, emerge la figura di un cineasta appassionato e fieramente indipendente, conosciuto e amato da tutti come il rinoceronte rosso, Red Rhino. Ne parliamo al telefono con l’autrice che è a Torino, la città che ha fatto da sfondo alla loro amicizia. Scopriamo che Alberto, in questo animale “cocciuto, grosso, ingombrante, poco addomesticabile e infido” ci si è sempre riconosciuto, fino a rappresentare lo spirito guida che l’ha condotto in una lotta, durata un’intera vita, per il cinema sperimentale e contro le regole del mercato.  

 

Come è stato avere un “rinoceronte” per amico? 

La cocciutaggine era proprio una delle sue caratteristiche, che in positivo uno può leggere come orgoglio, determinazione. Alberto ha fatto ostinatamente per tutta la vita il suo cinema, le cose in cui credeva, rivendicando una libertà espressiva contro tutto e tutti, ma soprattutto contro il mercato che imponeva determinati standard, codici, formati. E’ stato un artista che fino all’ultimo ha voluto restare fedele a se stesso, pagando il prezzo della sua coerenza. Era sempre alle prese con progetti che non si riuscivano a realizzare e con l’assoluta precarietà dell’esistenza. Negli ultimi anni della sua vita si è trovato senza più risorse.

 

Per Alberto Signetto, fare cinema documentario rappresentava «Il masochismo dei cineasti, una corona di spine, ma pur sempre una corona». Cosa significa fare film come i suoi, oggi, in Italia? 

Chi ostinatamente, come Alberto, continua a fare documentari che non rientrano nei formati televisi di questo Paese, fa fatica perché non esiste un mercato in grado di accogliere e valorizzare le loro opere. Si intravede uno spiraglio, almeno per quanto riguarda la proiezione in certe sale, ma non c’è ancora una distribuzione capillare, tale da consentire un ritorno economico adeguato. I produttori non avendo un mercato, hanno difficoltà a investire, perché sanno che non riescono a venderlo. Bisogna essere veramente un po’ folli per perseguire questo genere di cinema.

 

Ma si può contare almeno sulla risposta di pubblico? 

Il pubblico c’è ma è un pubblico di nicchia, che va a vedere quel lavoro perché sa di cosa si tratta. Ma se lo spettatore non è abituato a questi film è anche a causa della tv italiana che non solo non lo produce, ma non lo compra e non lo trasmette. E’ un circolo vizioso. Prima di tutto dovrebbe essere la Rai a investire in questo genere di cinema che è cultura. E’ una sorta di tradimento al mandato di servizio pubblico. Per la Rai il documentario è quello didattico, sui mosaici di Ravenna o sulla riproduzione delle balene. Ormai è diventato improprio utilizzare il termine “documentario”, è più cinema del reale. 

 

Il film di Alberto Conversation with Robert Kramer del 1998 è un viaggio tra Torino, Locarno e Parigi insieme al regista culto del cinema indipendente. I due passeggiano sulle rive del Po e discutono sulle difficoltà del loro mestiere.

Non si campa facendo cinema del reale. In questo mio omaggio Alberto dice: “Sono uno dei maggiori registi italiani morenti. Io di cinema non ci vivo”. E’ così. Chi persegue questa insana passione deve fare anche dell’altro per vivere, come lavorare nei bar, collaborare nei giornali. Anche se ormai si è pagati una miseria un po’ ovunque. E’ diventata ormai un impresa da fachiri, infatti Alberto per tutta la vita ha lottato contro sfratti e cause legali. Per la sua coerenza e per non essersi mai piegato al compromesso, si è trovato alla fine a vivere grazie all’ospitalità degli amici. Un’ingiustizia clamorosa, tanto più vedendo il talento e la genialità che emergono dai suoi lavori. Sia il video che ho realizzato per Invideo, sia il film Walking With Red Rhino, che è in attesa di una risposta dal Torino Film Festival, spero che accendano una luce su di lui e per far capire le conseguenze reali sulla vita dei cineasti. Il lungometraggio è quasi finito, nel senso che, con l’aiuto generoso di molti amici che hanno collaborato - cineasti, musicisti, tecnici, associazioni - sono riuscita a portarlo a termine, anche se restano da pagare alcune spese della post produzione. 

È possibile sostenere economicamente Walking With Red Rhinocon una donazione tramite bonifco bancario intestato a Rossofuoco: IBAN IT42C 06906 01014 000000004362, causale pro Alberto Signetto, indicando nome e indirizzo.

 

Sympathy for Red Rhino, ven. 31 ottobre, ore 22.45, Spazio Oberdan

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