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L'ORIGINE DEL MONDO
di Roberta Gialotti, Chiara Serventi

Presentata la nuova edizione di Sguardi Altrove Film Festival, la rassegna dedicata al cinema e ai linguaggi artistici declinati al femminile

Il cinema (il mondo) è donna. Potrebbe sembrare una dichiarazione provocatoria, se si pensa che molti dei mestieri cinematografici continuano a essere prerogativa maschile. Ma l'obiettivo di Sguardi altrove, il festival milanese nato nel 1992, è appunto quello di allargare la dimensione dell'immaginario alla storia contemporanea, raccontata attraverso il mondo delle donne, l'evolversi delle identità e dei diritti. In ogni edizione, pur sottolineando le specificità femminili, il festival non si è negato infatti una “contaminazione” che naturalmente intreccia il femminile al maschile e viceversa. Filo rosso di questa edizione è l'Identità, intesa come ricollocazione geografica, memoria storica e conflitti territoriali, la cui presenza caratterizza le diverse opere nel cartellone.

Tre sono le sezioni del concorso internazionale.

Nuovi Sguardi propone otto lungometraggi di nazionalità diversa, quasi tutte opere prime, alcune in anteprima italiana. Si parla di adolescenza, famiglia, relazioni umane, del corpo in trasformazione. Come nel film italiano Amori e metamorfosi di Yanira Yariv, un mito contemporaneo sull'identità di genere che segue la storia di Andrea e della sua scelta di diventare donna. Le incertezze dell'amore si legano a quelle sul futuro e alla trasformazione del paesaggio nel film turco di Merve Kayan e Zaynep Dadak, The Blue Wave. Mentre il dramma di una famiglia ci porta nella vita di un quartiere nel film israeliano di Efrat Corem Ben Zakem.

Tra i documentari – raccolti col titolo Le Donne Raccontano – si ripercorrono conflitti vecchi e nuovi, come la “guerra fredda” del film Bering: Equilibrio y Resistencia, dove la regista e fotografa messicana Lourdes Grobet racconta, più che una divisione fisica dello spazio, una frammentazione di sogni della popolazione eschimese. O ancora le conseguenze storiche e personali del secondo conflitto mondiale nel racconto di Regina Schilling che in Tito's Glasses segue l'attrice, regista e scrittrice Adriana Altaras nel suo viaggio alla riscoperta delle sue radici nella ex Yugoslavia.

Sempre le donne, giovani e anziane, sono i soggetti prediletti dello sguardo femminile dietro la macchina da presa dei 18 cortometraggi presenti in Sguardi (S)confinati, la sezione che raccoglie una panoramica di film provenienti da tutto il mondo, in cui la libertà stilistica e le eterogeneità narrative caratterizzano il linguaggio di queste opere.

L'edizione 2015 si muove tra i vari continenti, dall'Europa, al Medio Oriente, dall'America latina all'Australia, un itinerario che esplora le diverse identità di uomini, donne, etnie e popoli, che sempre più spesso vengono negate a causa di conflitti e discriminazioni o semplicemente disperse nelle varie ricollocazioni geografiche.

Nella panoramica extracontinentale del festival, due gli sguardi principali. Il Medio Oriente è protagonista del focus L'identità multiforme a cura di Maurizio De Bonis e Sergio Di Giorgi. Nel corso degli ultimi decenni, i cineasti israeliani hanno affrontato tematiche controverse, dalla guerra perenne col mondo arabo, i diritti civili, il rapporto tra mondo laico e religioso ecc. Un universo stratificato fatto di culture millenarie, valori e credenze riunite sotto molteplici forme.

Il complesso scenario culturale, sociale e politico di questa parte di mondo è raccontato attraverso difficili storie di convivenza tra uomini, donne e famiglie messe in scena da alcuni dei più importanti autori del cinema israeliano, Amos Gitai, Eran Riklis, i fratelli Ronit, Shlomi Elkabetzi, alla cineasta emergente Shira Geffen, l'attrice palestinese Hiam Abbas, protagonista anche di alcuni film di Gitai, e Suha Arraf.

Una Finestra sull'Australia è invece il titolo del focus dedicato alle vecchie e nuove migrazioni: giovani d'oggi ricalcano il percorso dei loro nonni in una trasferta intercontinentale alla ricerca di un sogno e di un lavoro. Quasi tutti i titoli di questa sezione provengono dall'archivio del Monash University Prato Centre, la più importante istituzione accademica australiana presente in Europa, e selezionati insieme alla storica e critica Silvana Tuccio.

Il festival inaugura ufficialmente venerdì 20 marzo alle ore 21.15 presso lo Spazio Oberdan con Ghesseha (Tales) dell'iraniana Rakhshan Banietemad. Premio per la migliore sceneggiatura alla 71esima Mostra del Cinema di Venezia, il film è uno sguardo denso di emozioni sui diritti negati in un Iran povero e violento.

E già oggi,  il festival anticipa i suoi itinerari con la tavola rotonda Il cinema delle donne in Italia e in Europa presso il Parlamento Europeo Ufficio di Milano alle ore 16.00.