I LUNGHI

I LUNGHI
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Vincono il concorso lungometraggi Navajazo di Ricardo Silva e The Tribe di Myroslav Slaboshpytskiy. La vera sorpresa della premiazione è l’ex aequo decretato da una giuria composta da soli tre elementi: Giuseppe Genna, Yann Gonzalez e Salette Ramalho. Due film estremi, con alle spalle importanti riconoscimenti internazionali. lI Pardo d’Oro Cineasti del Presente a Locarno per Silva e il Gran Premio della Semaine de la Critique a Cannes per Slaboshpytskiy.

Navajazo sfugge a ogni definizione di genere, un viaggio a Tijuana, Babele di frontiera in cui converge ogni genere di umanità. The Tribe descrive senza filtri e senza sottotitoli il crescendo di violenza in un collegio ucraino per adolescenti sordo-muti. Una discesa agli inferi dal Messico all’Ucraina.

Due opere nitide e dure caratterizzate da una spiccata cura formale, una vittoria “quasi” annunciata che premia gli esempi più marcati di cinema sperimentale e di ricerca in concorso.

Il pubblico inverte la tendenza e premia Come to My Voice di Hüseyin Karabey. Una favola curda, un racconto lirico delle avventure di nonna e nipote e del loro viaggio per la libertà.

Il Premio Aprile, che incorona Il film più rappresentativo dello spirito del festival, va infine al milanese Enrico Maisto, regista di Comandante. Una ricerca personale nel passato del padre che ci restituisce uno sguardo inedito sull’Italia degli anni di piombo.

È stata attribuita la menzione speciale a KT Gorique e Pascal Tessaud per Brooklyn.

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