LISBONA ELETTRONICA

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Quest’estate venivano proiettati sulle terrazze e nei giardini di Lisbona, e ora arrivano a Milano: sono i nove video selezionati tra i vincitori del FUSO Festival, laboratorio per la videoarte portoghese. Ne parliamo con Jean François Chougnet, che ne è stato l’ideatore

 

Fuso in portoghese, ha lo stesso significato che ha in italiano, precisa Jean Francois Chougnet, inventore del Fuso festival che si svolge a Lisbona alla fine di agosto dal 2009. Ha scelto questa parola, non solo perchè la trova simpatica, ma proprio per sottolineare il carattere internazionale della rassegna. Lo incontriamo poco prima della proiezione allo Spazio Oberdan dei nove video scelti tra i vincitori della scorsa edizione.

 

Mi può raccontare come è nato FUSO festival?

Sono francese e vivo a Marsiglia, ma nel 2009 ero direttore di un museo di Lisbona. Con un gruppo di amici ci siamo chiesti quale fosse il modo migliore per mostrare la video arte in Portogallo, attraverso un progetto pensato organicamente.

Abbiamo iniziato senza grandi pretese, pensando di durare non più di due anni, ma con l’idea di creare un evento  che occupasse la città. Le proiezioni sono tutte nei giardini, sulle terrazze e nei chiostri della città, ogni anno cerchiamo di cambiare un po’. Giochiamo anche sul fatto che i portoghesi non vanno mai a letto presto: iniziamo di sera e continuiamo fino oltre mezzanotte. Mettiamo anche delle sedie a sdraio - fornendo delle coperte, perchè l’estate non è poi così calda a Lisbona - si beve vino, il festival è diventato uno spazio di incontro e divertimento.

 

Che ricezione ha avuto?

Nei primi anni è rimasto un piccolo evento, adesso è molto più conosciuto e ha maggiore risonanza. Stiamo anche estendendo le nostre collaborazioni: oltre alla storico legame con Video Brasil, abbiamo lavorato quattro anni con Video zone di Tel Aviv; questo è il primo anno che siamo ad Invideo.


Che film ha selezionato per Invideo?

Ho scelto tra i vincitori della sezione Open Call. Ciascuno ha un’estetica diversa, nell’insieme sono un buon campione dell’attuale video arte portoghese. L’Open Call è rivolta a registi portoghesi anche a quelli che vivono fuori dal Portogallo,che sono ormai tanti. Le opere non devono superare i venti minuti. La sezione è pensata per incentivare e far conoscere la produzione nazionale.

 

Ha notato dei cambiamenti nella videoarte dalla prima  all’ultima edizione di FUSO?

La video arte portoghese un tempo era molto formale, ora i confini sono sempre più sfumati, si sta reinventando. In particolare negli ultimi due o tre anni ho notato una trasformazione radicale. C’è più narrazione, aspetto che era in secondo piano rispetto alla ricerca di nuovi linguaggi. Noto anche che come genere, la videoarte, sta diventano meno di nicchia perchè sono i giovani ad occuparsene.

Il festival stesso si espande, pur rimanendo sempre un evento piccolo, ma non potrebbe essere diversamente. Innanzitutto ci sono problemi di budget, abbiamo perso uno dei finanziatori principali, poi credo che non sarebbe nemmeno giusto diventare un evento enorme perchè lo si snaturerebbe. In portoghese non viene definito festival, ma si chiama Anual de Videoarte internacional de Lisboa.

 

Dom. 2 novembre, dalle 18.30, Spazio Oberdan

 

Landscape of Failure di Miguel Bonneville, Portogallo, 5’, 2010;

Karunã di Joana Linda Portogallo, 4’, 2013;

Anime it, Dinis Carvalho di Fábio Caldeira, Diogo Monteiro, Portogallo, 2’, 2010;

Duas pernas e um sopro di Elsa Bruxelas, Portogallo, 5’, 2011;

Je suis allée di Maria Ornaf, Portogallo,1’28’’, 2012;

Percursos di Nuno Lacerda, Portogallo,6’, 2011;

Factory di Bruno Ramos, Portogallo,10’17’’, 2011;

Cinza di Micael Espinha, Portogallo,10’, 2014;

O retrato de Irineu di Joa˜o Cristovao Leita˜o, Portogallo, 4’09’’, 2014

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