WALTER VELTRONI RACCONTA SUO PADRE

WALTER VELTRONI RACCONTA SUO PADRE
di

Il direttore del mensile Ciak intervista il figlio di Vittorio Veltroni su sport, cinema e giornalismo, in occasione della Guirlande d’Honneur 2014 alla memoria del padre, grande cronista non solo sportivo

 

Per parlare della passione di Walter Veltroni per lo sport e dunque dell'eredità del padre Vittorio Veltroni, grande giornalista e radiocronista e primo direttore del telegiornale RAI, vale un personale ricordo. Era il 2007 e con l'allora sindaco di Roma eravamo sbarcati a Los Angeles per promuovere la Festa del cinema appena fondata. Tutti ugualmente abbattuti dall’onda anomala del jet lag, mentre lui, Veltroni, senza neanche poggiare la valigia e non risparmiandoci un certo sarcasmo («se non avete il fisico, ditelo») se n'era andato dritto dritto allo Staples Center a vedere una partita dei Lakers. L'impresa, annebbiati com'eravamo da prepotenti colpi di sonno, ci parve allora degna di Spider-Man.

«Se lo ricorda?» gli chiedo. «Certo, quella notte ha vinto la mia passione per il basket e per il cestista Kobe Bryant (l'unico giocatore NBA ad aver realizzato 30mila punti con 6mila assist, ndr).  E avrei fatto lo stesso exploit pur di vedere in campo l'altro mio mito dell'NBA, Dwayne  Wade jr, un gigante elegante, velocissimo, non per niente lo chiamano  "Flash".».

 

Lei è al festival FICTS  per ritirare la Guirlande d'Honneur 2014 alla memoria di suo padre, Vittorio Veltroni, icona storica del giornalismo sportivo, l'uomo che raccontò la vittoria di Bartali al Tour de France nel '48. Quanto ha inciso l'eredità paterna sulla sua passione per lo sport?

Il mio è un ricordo forte ma inevitabilmente indiretto, la sua è stata una vita breve, morì a 38 anni, quando  non avevo neppure un anno. Ma da piccolo ero per tutti il figlio di Vittorio e tutti mi raccontavano  le sue imprese giornalistiche. I primi ricordi, i più emozionanti, sono le sue foto con la maglia con la scritta RAI al seguito del Giro d'Italia o del Tour de France. Era un giornalista completo, non solo sportivo, seguì in diretta radio l'alluvione del Polesine nel 1951, diresse il primo  telegiornale che iniziò le trasmissioni il 3 giugno nel ‘54 e in quella veste coordinò anche la prima Domenica Sportiva. Ma di sicuro ciò che è rimasto nei cuori di tutti è la radiocronaca dei funerali della squadra del Grande Torino dopo la tragedia aerea di Superga. Tutta Italia era collegata, anche attraverso altoparlanti negli uffici e in strada. Papà commentò la folla in lacrime con queste parole indimenticabili: «una fiaccolata di fazzoletti bianchi». Chi c'era non ha più scordato la sua voce che al passaggio delle bare scandiva nel silenzio i nomi del giocatori: «Bacigalupo...Ballarin...Maroso...Loik...Mazzola…».

Sì, mi fa molto felice questo riconoscimento, oltretutto inatteso, così come mi hanno sempre emozionato i ricordi affettuosi di tanti personaggi, da Mike Buongiorno, che lui lanciò alla radio, a Sergio Zavoli, Ettore Scola, Alighiero Noschese.

 

Qual è per lei  oggi il miglior giornalismo sportivo, quello che davvero l’appassiona?

Sky Sport rappresenta indubbiamente il meglio, sia per la capacità di approfondimento che per la precisione dell’analisi  tecnica e la cronaca calcistica su Sky mi affascina anche per la potenza tecnologica. Poi, certo, anche altrove ci sono isole felici, ad esempio la pallavolo sulla RAI commentata da Maurizio Colantoni e Consuelo Mangifesta, formidabili, preparatissimi.

 

Per Veltroni, di cui si conosce la fede juventina, il basket vince però sullo sport nazionale, il calcio. Da dove nasce questa passione?

Non lo so veramente, è un po' misterioso, ma fin da ragazzo mi affascinava  l’idea del “conto alla rovescia”, il fatto che il tempo di gara andasse al contrario e invece di crescere scendesse. E poi è un gioco che mescola magicamente gli ingredienti giusti, organizzazione, spirito di squadra e talento individuale.

 

Lo stato cosa deve fare per lo sport? 

Due cose: intervenire sulle scuole, nell'insegnamento e creare vivai. Scuole e vivai. In caso contrario il rischio forte è quello di un’involuzione analoga a quella del paese. Lo sport  è lo specchio dell’Italia ed entrambi oggi fanno molta fatica, sono in affanno. Le imprese, le società, hanno meno soldi, investono meno e il livello tecnico si abbassa.

 

Concludiamo con il cinema, sua grande passione e fra l'altro ha appena annunciato la sua nuova regìa (un documentario sui bambini prodotto da Sky, ndr). Tutti sanno che il  suo film del cuore è L'uomo dei sogni con Kevin Costner, un racconto di sport, il baseball, e non solo. Ci rivela qualche altra passione cinesportiva? 

Se dovessi stabilire un podio virtuale per i film sullo sport, non ho dubbi: dopo L'uomo dei sogni, metterei sicuramente Momenti di gloria di Hugh Hudson  e il sorprendente Scoprendo Forrester di Gus Van Sant con Sean Connery, il riscatto sociale attraverso il basket, il senso ultimo dello sport.

 

*direttore di Ciak

 

La cerimonia d’inaugurazione si svolge il 4 dicembre alle 18 presso l’Auditorium Testori, Palazzo Lombardia.

Ingresso a inviti con obbligo di conferma.

Articoli recenti

Daily