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PER UNA VERITÀ DELLA STORIA
di Camilla Gilardoni

1893. L’Inchiesta di Nella Condorelli porta sullo schermo una pagina sconosciuta della Storia d’Italia: la presenza delle donne nelle lotte dei Fasci siciliani

Nella Condorelli ci porta nella Sicilia di fine Ottocento quando quella terra è stata teatro del primo movimento organizzato di lavoratori: i Fasci siciliani. Intorno a loro si sono uniti migliaia di contadini arrabbiati, scesi nelle strade in piazza per rivendicare migliori condizioni di lavoro e di vita. Quello che non si è che la partecipazione femminile a questa rivoluzione repressa nel sangue è stata molto forte: le donne vogliono lavorare, vogliono esprimersi. Il film della regista, anche lei siciliana, dà spazio a tutte queste voci femminili, utilizzando diverse forme visive di narrazione. 

Da dove ha tratto ispirazione per il suo film?

Il punto di partenza è stata l’inchiesta giornalistica di Adolfo Rossi, che era andata perduta come la memoria dei Fasci Siciliani, ignota anche a me. L’ ho ritrovata per caso e leggendolo mi sono accorta che il linguaggio di Rossi era molto cinematografico perché separa i fatti dalle opinioni. Provenendo dal mondo del giornalismo, mi sono subito identificata nella capacità di un collega di 120 anni fa di opporsi al pensiero dominante dell’epoca, secondo il quale i Fasci venivano considerati dei cospiratori. Invece quello che veramente rivendicavano era il diritto al lavoro. Il mio riferimento è stato il documentario anglosassone, che unisce diversi stili narrativi: volevo catturare l’interesse dello spettatore e al tempo stesso compiere una sorta d’incursione “pirata” nel racconto di Rossi, senza sovrapporre la mia voce alla sua. Così l’inchiesta è diventata la voce narrante del film, a cui ho aggiunta un’altra inchiesta, la mia, ottimamente trattata in studio dall’attrice Enrica Rosso. Ho utilizzato alcune foto d’epoca dei contadini e i disegni di Nino Bonomolo che danno voce alla rabbia inascoltata dalle istituzioni. 

Che cosa l’ha incuriosita di più di questa vicenda?

I Fasci Siciliani sono il primo movimento popolare organizzato contro lo sfruttamento del lavoro dell’Italia unita e capitalista ed è considerato dalla Storia internazionale il movimento sociale più importante dell’Ottocento, insieme della Comune di Parigi. I siciliani non sono mai stati un popolo "a testa china"!

Che ruolo ha la musica?

La colonna sonora è stata composta da Massimo Zamboni, il cofondatore dei CCCP: ha creato delle tracce che esprimono la voce più intima del giornalista “straniero” e altre più vocali che, invece, sono i lamenti e le urla dei contadini. A queste si aggiungono i canti tradizionali, che arricchiscono le immagini e il racconto. 

Qual è il suo messaggio ai giovani?

Questa vicenda è molto spinosa. Fa pensare che non se ne sia mai fatta una ricostruzione cinematografica. L’unico aspetto considerato è quello emotivo. Nessuno vuole parlarne, nessuno vuole ricordare. Quello che mi auguro è che le immagini e le parole del film servano da stimolo alle scuole. La memoria di questi avvenimenti non deve morire. Gli uomini che sono morti non devono essere dimenticati, come pure le donne. L’opera di Adolfo Rossi non la si trova più in commercio. La domanda che sorge spontanea è: perché? 

1893. L’inchiesta di Nella Condorelli, dom 22, ore 18:00, Spazio Oberdan