IL SENSO DI UN FESTIVAL

IL SENSO DI UN FESTIVAL
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In occasione della premiazione del ventiseiesimo FCAAAL abbiamo intervistato Alessandra Speciale, co-direttrice insieme ad Annamaria Gallone, per fare il punto su come è cambiata la manifestazione e sul valore di una cinematografia altrimenti poco raggiungibile dal pubblico italiano


Sono ormai 26 anni che Il Festival cinema Africano Asia e America Latina porta a Milano il cinema d'autore proveniente da questi tre continenti.

Alessandra Speciale, co-direttrice del festival insieme a Annamaria Gallone e presidentessa del Milano Film Network, tira le somme di questa lunga esperienza.

I cambiamenti, in positivo e in negativo, gli obiettivi della manifestazione e il rapporto con il pubblico.

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IN CERCA DI TRACCE TANGIBILI

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Un viaggio nel tempo attraverso le immagini. Prospettive ricerca i legami tra il passato e il presente e, con Giano e Hyperion, si interroga sulla persistenza del ricordo

Giano di Francesco Dongiovanni attraversa i luoghi della memoria per indagare le tracce tangibili lasciate dal passato. Il film si apre con un filmato in Super8, il ritratto di una famiglia tradizionale degli anni '70. A margine dell'inquadratura vediamo la cinepresa che lo proietta sullo schermo, in campo a raccontare la lontananza da quel ricordo.

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IL MATTONE <br>È UN OGGETTO POETICO

IL MATTONE
È UN OGGETTO POETICO

Un film di osservazione che arriva dritto al cuore delle moderne pratiche capitalistiche. È Zum Vergleich – In Comparison, il film del 2009 che il festival ha scelto per ricordare Harun Farocki, "maestro di critica delle immagini"

«Volevo fare un film sulla concomitanza e sulla produzione contemporanea, considerata da livelli tecnici diversi. Così mi sono messo a cercare un oggetto che non fosse cambiato troppo negli ultimi mille anni. Avrebbe potuto essere una scarpa o un coltello, ma un mattone diventa poi parte di una costruzione e quindi parte dell'ambiente. Il mattone è un oggetto poetico.

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UNA LEZIONE FUORI DAL COMUNE

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In occasione del doppio omaggio a Eve Heller e Peter Tscherkassky, che Filmmaker realizza in collaborazione con Atelier Impopulaire, si è tenuta all’ Università IULM una Masterclass durante la quale gli studenti hanno avuto l’occasione di un confronto diretto con i due cineasti

L’esperienza di Peter Tscherkassky inizia alla fine degli anni Settanta con la Super8, molto diffusa all’epoca. Per il decennio successivo questo è il mezzo di cui si serve per girare i suoi film prima di passare al 35mm. Durante questi anni, studia il processo di sviluppo del negativo in camera oscura e dal 1985, con Manufraktur, inizia la sua sperimentazione con il found footage

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