TRANS-GENDER-EXPRESS

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Le confessioni queer e i giochi di citazioni di Thom Waugh animano il seminario “Blue Orphèe”. Senza inibizioni

 

Gerontocinema ovvero Cinema come corpo/corpus geriatrico, come autorappresentazione culturale e politica di un ibrido fra biografia e finzione. Le confessioni queer di Thom Waugh – a capo del dipartimento di ricerca in Sexual Representation and in Documentary alla Concordia University di Montreal - creano una costellazione gender pulsante e inedita durante il seminario “Blue Orphèe” nella sala Eurolab dello Strehler.

Bruce LaBruce, presente fra il pubblico, in sbarazzino movimento, osserva le immagini di quattro filmmaker e delle loro membra resistenti al letto di morte, senza inibizioni, senza l'etichetta della vergogna applicata alle carni sfatte dell'impotenza: il bastone da passeggio di Joris Ivens, gli abiti troppo grandi di Jean Cocteau, le rughe geografiche di James Broughton e le parole dipinte di blu di Derek Jarman.

 

Il corpo autobiografico è il nucleo cocciuto della narrazione del film testamentario: il volto, la postura, la voce urlano il rifiuto del disagio nel mostrare le stanche membra e l'impoverimento corporeo. Il professor Waugh gioca con le citazioni («La sesta età che scivola tra i pantaloni penduli e sgualciti» del Come vi piace di Shakespeare occupa lo schermo della sala), mixa il bianco e nero de Il testamento di Orfeo ai colori sgargianti della Cina di Une histoire de vent per creare un drappello di combattive auto-fiction in età avanzata, dando un nuovo senso alla cultura della virilità, fatta di ironia, coreografia, sessualità esplicita. La battaglia culturale (e soprattutto politica) non può che perpetuarsi nella lotta, nel cercare di domare un vento di morte che soffia inarrestabile, in un cinema che, più che mai radicale e al di là dei generi (cinematografici e non solo), non cessa di interrogare la nostra identità di spettatori.

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