COME SI GUIDA IL FUTURO <br> DEL CINEMA

COME SI GUIDA IL FUTURO
DEL CINEMA

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La direttrice della Scuola Civica di Cinema Laura Zagordi racconta la presenza della Scuola nel Network dei festival milanesi. A Sguardi Altrove l’istituto mostra le opere dei suoi studenti: una lente d’ingrandimento sul cibo si aggiunge al contributo della scuola nella promozione del cinema al femminile

 

Prima direttrice nella storia delle quattro Scuole Civiche, Laura Zagordi spera che, raggiunto questo traguardo, sia sempre più facile per una donna accedere a ruoli e mestieri nel mondo dell’audiovisivo. I dati diffusi dal Ministero dei Beni Culturali sulla produzione cinematografica al femminile  non sono confortanti, ma la direttrice è fiduciosa nella qualità del lavoro delle donne e nella possibilità di una svolta. E il cambiamento è già in corso alla Civica.

 

 

Come direttrice della Scuola di Cinema, come valuti la situazione di insegnanti e studenti: esistono delle differenze nel modo di lavorare o di approcciarsi al cinema?

C’è da dire che nel nostro Consiglio d’indirizzo quattro quinti dei rappresentanti sono donne. Credo che la loro presenza all’interno del settore audiovisivo sia fondamentale. Certamente esprimono una professionalità e una qualità altissime nel loro lavoro.
Per gli studenti devo rilevare dati meno incoraggianti. Agli esami d’ammissione, il 70% dei candidati sono ragazzi, perché tendenzialmente il settore audiovisivo viene considerato un terreno per mestieri maschili. Tuttavia, se si guardano gli effettivi ammessi, si nota che le studentesse hanno maggiore motivazione, determinazione e preparazione: semplicemente si presentano in numero minore.

 

Come si legge questo dato, è la paura di provare che le blocca?
Per capire il dato è interessante osservare quelle che sono le specializzazioni scelte dalle ragazze. I corsi con una maggiore presenza di donne sono quelli di Produzione e Digital Animation. Il primo sicuramente ha un forte appeal verso il mondo del lavoro, apre la porta a molti mestieri. Il corso di animazione digitale è legato alla tradizione del disegno e del cartone animato. Dato che le donne sono tendenzialmente pragmatiche, cercano un indirizzo dove ritagliarsi un ruolo con maggior sicurezza. Credono poco nel loro talento, nelle loro possibilità, perché non sono abituate a pensare di non poter fare la regista o la direttrice di fotografia. Se ci fossero più esempi di registe, o di direttrici della fotografia, tutto sarebbe più facile. Può capitare infatti che un produttore sia più propenso ad investire su un regista uomo anziché su una donna, a parità di qualità nei progetti presentati. È importante smuovere questa situazione, per non precludere nessuna strada.

 

Dietro ad una macchina da presa, qual è la qualità migliore che occorre avere?
Per un regista è quella di avere sempre a mente il cuore del progetto, per il montatore ad esempio è la capacità di sintesi, mentre un segretario di edizione deve avere attenzione e ottima osservazione: sono diverse qualità, e non credo che nessuna di queste sia più adatta all’uomo o alla donna. Però so per certo che tutte le donne possono avere le caratteristiche per svolgere ogni tipo di lavoro nell’audiovisivo.

 

Ci sono dei modelli o esempi da seguire?
Sicuramente in Italia ci sono nomi di registe che ce l’hanno fatta, ma come modelli si potrebbe guardare ai sistemi con cui in molti paesi del Nord, o nella stessa Francia, le politiche sono attente ad incentivare e valorizzare il cinema al femminile.

 

In quest’ottica Sguardi Altrove compie un lavoro importante.
Diventa un festival non importante, ma fondamentale. E oltre a concentrare l’attenzione sulla diversità di genere, quest’anno ha un tema molto più ampio.

 

Come avete collaborato con il Festival?
Sabato saranno proiettati cinque film degli studenti del Corso di fotografia legati al tema del cibo. Il focus parte dalla necessità di riflettere sulla sostenibilità, puntualizzando sugli sprechi, ad esempio, ma le interpretazioni e le variazioni sul tema sono state fatte con fantasia e in modi molto diversi, sempre ponendo attenzione alla qualità della fotografia.
Ne L’altro cibo, Federico Rodelli racconta l’incontro fra due culture attraverso la cucina, un film godibile e dai toni grotteschi. Il cibo che è avvicinamento e dialogo, un passaggio umano che arricchisce i personaggi.
Presentiamo anche il documentario Passo a due di Teresa Iaropoli, un film che è luogo d’incontro fra due generazioni.

 

Un consiglio da direttrice ai giovani che vogliono entrare nel settore?
È un periodo in cui si parla molto di che cos’è il talento e che cosa serve per emergere. È un terreno meraviglioso, ogni volta ti conduce in mondi diversi. Il consiglio è quello di non pensare che sia sufficiente il talento, ma di lavorare moltissimo, essere determinati e mettersi in discussione fino in fondo, provare a mettersi in gioco. Iniziare a studiare, imparare nuove cose, essere pronti a cambiare il proprio modo di agire e interagire con nuovi strumenti, tecnologie, scoperte. Una scuola dev’essere questo: una possibilità di crescere, di sperimentare.

 

Sab 21, ore 16:30, Spazio Oberdan

L'altro cibo, di Federico Rodelli
No Waste, di Michele Cherchi Palmieri
BED, di Aura Caldarini
Pausa pranzo, di Fabio Brusadin
Lontani ma vicini, di Rodolfo Rozza

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