VITA DI STRADA <br>TRA KABUL E MANILA

VITA DI STRADA
TRA KABUL E MANILA

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Due film nel concorso Finestre sul Mondo, Mina Walking di Yosef Baraki, la storia della piccola Mina che combatte ogni giorno per la sopravvivenza; The Dog Show di Ralston Jover, ritratto del signor Sergio che per vivere organizza un piccolo circo cinefilo

 

Mina ha dodici anni, vive a Kabul, la capitale dell'Afghanistan che le fotografie e i diari di Alighiero Boetti scritti nei suoi viaggi negli anni Settanta raccontano come una città di giardini e architetture preziose, cultura raffinatissima, incontri speciali. E che decenni di una “economia” di guerra, non solo monetaria ma intesa come educazione, base delle relazioni, condizione fisica e mentale, hanno reso ciò che conosciamo oggi.

Questa “Piccola donna” contemporanea che somiglia più al ragazzino di Ladri di biciclette che alle sorelle March, combatte ogni giorno per la sopravvivenza: la sua e quella della scassatissima famiglia che certo non può preoccuparsi di lei; il padre è eroinomane (l'oppio una delle cause della guerra eterna...) e il nonno sta perdendo la lucidità mentre la mamma l'hanno uccisa i talebani. E Mina che è una ragazzina deve fare ancora più attenzione in un paese che tutta la violenza e la frustrazione accumulate in questi anni sembrano accanirsi con particolare soddisfazione proprio contro le donne.

 

Yosef Baraki ci ha messo nemmeno venti giorni per girare Mina Walking, presentato alla Berlinale nella sezione Generation Plus, ha conquistato le platee internazionali. «Ho cominciato a immaginare questa storia osservando dei ragazzini venditori ambulanti nelle strade di Kabul. Mi aveva colpito la dinamica che esisteva tra di loro, ed è quello ce ho cercato di riportare nel mio film». Mina cammina tutto il giorno per le strade della capitale afghana cercando di raccogliere più soldi che può, è in movimento continuo, non ha paura, non può permetterselo, in un Paese nel quale le donne vengono “oscurate”. L'infanzia è qualcosa di remoto pure se in fondo è sempre una bambina... «Nessuno di questi bambini va a scuola, molti sono orfani e molti altri sono costretti a farsi carico del sostentamento familiare. E anche se può sembrare incredibile, almeno in una realtà come quella afghana, le ragazzine riescono a guadagnare più soldi dei loro coetanei maschi» dice ancora Baraki.

Il film è stato realizzato con un budget minimo, una crew di 5/6 persone, pochissimi attori professionisti, molta improvvisazione. «Non eravamo in grado di tenere un piano di lavorazione troppo dettagliato visti i pochi soldi» dice il regista. Una condizione che però ha trasformato in poetica di realtà seguendo la lezione rosselliniana – tra i suoi maestri c'è Kiarostami – e la passione per il cinema dei fratelli Dardenne. Per questo con la troupe cercavano di essere il più possibile invisibili, di non invadere lo spazio in cui giravano, mentre alla protagonista, Farzana Nawab, Baraki ha chiesto di vivere le stesse situazioni del personaggio facendole leggere ogni giorno un pezzo della sceneggiatura. «A volte pensavo che sarebbe stato bellissimo salire su un tetto e arrivare con la macchina da presa fino a terra per riprendere Farzana senza essere visto».

 

Dall'altro capo del mondo, l'anziano Sergio, protagonista del surreale The Dog Show, mantiene la sua famiglia grazie ad uno spettacolo tenuto dai suoi due adorati cani tra le strade di Manila. La moglie lo ha lasciato portando con sé Eddie, il figlio più piccolo, ma Sergio non si dà pace e fa di tutto per riprendersi il bambino. Come fare? L'uomo è senza soldi e senza fissa dimora: vive con gli altri due figli in un fatiscente mausoleo del cimitero della città filippina, luogo reale e al tempo stesso palcoscenico della povertà e del sogno.

Il film del regista filippino Ralston Jover, selezionato a Cannes Atelier nel 2012 e sviluppato all'interno del Torino Film Lab, si ispira a un documentario sulla vera storia di Sergio Redolosa, settantunenne che nella vita addestra i cani per farli esibire in piazza.

Realizzare The Dog Show non è stato affatto semplice. Il primo ostacolo è arrivato proprio da “Mang” Sergio, che avrebbe dovuto interpretare se stesso nel film di Ralston ma, a causa dell'asma, ha dovuto declinare. Poi durante i quattro anni di lavorazione, i due cani Habagat e Bagwis, originariamente addestrati dal signor Sergio, sono morti. Per sostituirli è stato necessario ripartire da zero con altri due cuccioli.

«The Dog Show è una storia che andava raccontata» afferma Bessie Badilla, attrice e produttrice. «È uno di quei film che tocca il cuore della gente. I protagonisti sono gli “invisibili” della società, persone ignorate perché povere e senza speranza. Malgrado il loro status e le difficoltà continuano ad avere fiducia nella vita, ad amarsi. Ci insegnano l'umiltà e l'importanza di prendersi cura della propria famiglia».

 

Mina Walking di Yosef Baraki, ven 8 aprile, ore 21.30, Auditorium San Fedele

Il film sarà preceduto dal cortometraggio Rough Life di Randriamahaly Sitraka

 

The Dog Show di Ralston Jover, ven 8 aprile, ore 19.00, Spazio Oberdan

Il film sarà preceduto dal cortometraggio It's my Road di Nantenaina Fifaliana

 

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