LUOGHI SOGNATI, LUOGHI SPERATI

LUOGHI SOGNATI, LUOGHI SPERATI
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Il sentimento è il luogo e la sua ricerca. Sbirciando sulla pagina Facebook di Alessandra Pescetta salta all’occhio il suo ultimo post in cui cita Il libro della Via e della Virtù del saggio cinese Laozi. 

 

Alle 11.30 ho l’appuntamento telefonico per intervistare la regista di Ahlem (Dreams), tra i diciotto cortometraggi in concorso nella sezione Sguardi (S)confinati. Autrice eclettica, Alessadra definisce il suo, un lavoro artistico “multi-disciplinare che passa attraverso la cinematografia, la videoarte, la fotografia, il videoclip, la pubblicità, la fotografia e il teatro”. 

Veneta di nascita, è un po’ milanese e un po’ siciliana di adozione e proprio nell’Isola più a sud d’Italia è ambientata la storia di Ahlem e Victoria, le due adolescenti protagoniste del film. 

 

Il film esplora il tema dell’immigrazione da un punto di vista inusuale, come ti è venuta l’idea?

Sono passati 15 anni dalla prima volta in cui ho visitato la Sicilia. Ogni anno, passo diversi mesi su quest’isola così calda e ospitale. In uno dei miei soggiorni sono entrata in contatto con l’associazione Apas di Paternò, un paesino vicino Catania, che si occupa attivamente delle tematiche relative all’integrazione degli immigrati. Loro mi ha chiesto di incontrare alcune di queste persone, giunte fin qui da terre lontane per raccontare il loro rapporto con la nuova terra che li accoglie.

Sono andata nelle scuole, insieme a Giovanni Calcagno, produttore del film, e abbiamo fatto delle interviste. Qui ho conosciuto Ahlem e la sua storia mi ha talmente emozionata da volerne fare il nodo centrale del film. Il mio obiettivo infatti non era quello di girare un documentario di cronaca, risalendo sui barconi, quanto piuttosto raccontare l’immigrazione attraverso le persone che già risiedono qui da alcuni anni e cercano di integrarsi. 

 

Ahlem ha 17 anni, è tunisina, ma parla con un marcato accento siciliano. Nel film spieghi il bellissimo significato del suo nome, sogni.

Sono rimasta molto colpita dalla storia di Ahlem, che è proprio quella che lei stessa racconta nel film: suo padre durante una traversata in mare ha sognato questa bambina e quando è arrivato in Tunisia, lei era appena nata, ed era identica al sogno che lui aveva fatto. Il film è stato interpretato da immigrati, alcuni ancora profondamente legati alla cultura di provenienza, altri che vorrebbero cancellare le loro radici. Tranne l’attore siciliano Savi Manna, sono tutte persone alla loro prima esperienza sullo schermo e per alcuni di loro è stata quasi la prima uscita ufficiale dalla loro casa o comunità.

Anche l’amicizia tra Victoria e Ahlem è realtà, così come i dialoghi tra di loro è tutta farina del loro sacco, abbiamo fatto tanta improvvisazione, le ragazze ci raccontavano le loro vicende, le trascrivevamo e quando era ora di girare, ripetevano i dialoghi delle prove. Quindi anche i loro sogni sono veri, quelli in cui veramente sperano e inseguono dopo che sono qui da 15 anni. 

 

Ogni giorno le due ragazze infatti sono solite domandarsi cosa sognano per il futuro, e tu? Qual è il sogno di oggi di Alessandra Pescetta?

Il mio sogno è quello di continuare a ricercare e percorrere tutte le strade possibili dell’arte, infatti adesso mi sto dedicando all’opera lirica, per far incontrare immagine e musica. E poi spero di trovare una distribuzione per il mio ultimo lavoro, il cui titolo provvisorio è The nightless city, un film di videoarte sul disastro di Fukushima a cui tengo molto. Un’autoproduzione in collaborazione con una casa discografica inglese.

 

Secondo te, in campo artistico, le donne trovano ancora difficoltà ad emergere? 

Non riesco a dividere l’arte per generi, maschile e femminile, anche perché purtroppo ben sappiamo quanto le donne stiano operando in questo campo da molti meno secoli.. Però esistono personaggi, ad esempio mitologici che mi hanno davvero ispirato, parlo della regina delle amazzoni, Pentesilea, oppure Medea. Eroine che da sempre sono state per me punti di riferimento e su cui mi sono trovata anche a lavorare (Le Trilogie e I Racconti). Sono simboli, rappresentano la femminilità nella sua essenza, anche se poi nutro una grande ammirazione per artiste come Marina Abramovic, Shirin Ershadi o Regina Josè Galindo.

 

Ahlem di Alessandra Pescetta, Concorso Sguardi (S)confinati, gio 26, ore 16:30, Spazio Oberdan 

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