LA CORSA ALL'ORO

LA CORSA ALL'ORO
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Abbiamo incontrato Fabio Merafino di Esterni al Teatro Strehler. Di professione fundraiser, è tra coloro che  permette al MFF di esistere ogni anno e riesce a farlo con un budget piccolo e sempre a rischio. Quest’anno 550.000 € per un festival di undici giorni, ricco di sezioni e film.

 

 

In cosa consiste il tuo lavoro di fundraiser?

Io mi occupo di corporate fundraising in ambito culturale, questo vuol dire che lavoro solo con aziende e creo insieme a loro, in un rapporto di piena collaborazione, un progetto culturale che sia in qualche modo contestualizzabile all’interno dell’evento stesso. In Italia non è possibile pensare di organizzare eventi come il MFF con una raccolta fondi indirizzata a privati cittadini, non c’è il terreno adatto, ma stiamo cercando di costruirne le basi, con progetti come “Adotta un regista”.

 

 

Quali sono i criteri che fanno scegliere a un’azienda di investire nella cultura?

In Italia è molto difficile che ci sia qualcuno che vuole investire in maniera disinteressata nella cultura, non c’è sensibilità diffusa perché ciò avvenga: ciò che contano sono i risultati effettivi di guadagno per l’azienda. Per far sì che si crei un rapporto di partnership è necessario creare relazioni di fiducia, ampliare sempre la propria rete di contatti, avere molta esperienza e dare come garanzia un lavoro ben fatto e ben riuscito.

 

 

Ci sono ingerenze delle aziende nei progetti culturali?

No, non mi è mai capitato. Perché questo lavoro sia efficace bisogna avere molta preparazione ed esperienza sul campo, in più settori, in questo modo sono io come fundraiser a proporre un progetto funzionale e convincente. Cerchiamo sempre di creare rapporti di collaborazione attiva per questo parliamo di partner, più che di sponsor. Gli unici vincoli che possiamo avere sono più che altro in termini contrattuali, ma non c’è mai stato un tentativo di indirizzamento o censura a livello culturale.

 

 

Come riuscite a organizzare un festival come il MFF con un budget così limitato?

Ci riusciamo grazie all’esperienza che abbiamo nel settore del fundraising, unire competenze commerciali, culturali, di organizzazione eventi è fondamentale.  Quest’anno siamo riusciti ad avere come media partner enti del calibro di Radio Montecarlo o Spotify. Inoltre il valore umano che sta dietro al MFF è incalcolabile, non potremmo mai farcela senza tutti i volontari, lo staff e le persone che permettono a questo festival di esistere con il loro apporto gratuito.

 

 

Qual è il percorso che ti ha portato a fare questo lavoro?

Nella vita ho cambiato molti lavori e settori, sono laureato in Economia e ho iniziato come consulente, poi ho capito che mi sentivo più portato a stare dall’altra parte. Ho lavorato nell’organizzazione di eventi culturali, come quelli teatrali per esempio, ma ho lavorato anche nelle associazioni no profit. Sono tutte competenze, acquisite nel tempo, che mi permettono di affrontare questo lavoro con un ampio bagaglio. È così che si vincono le resistenze delle aziende a investire nella cultura oggi.

 

 

 

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