IL PRINCIPE NERO

IL PRINCIPE NERO
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All’uscita, diciamolo, fece un po’ storcere il naso. Cioè: tutti gli appassionati di rock, e persino i più fedeli cultori di Prince, pensavano di essere di fronte a un filmetto abborracciato, costruito su misura per il protagonista, divo sulla cresta dell’onda che non si faceva bastare il crescente, tumultuoso successo discografico.

 

E difatti Purple Rain, visto con gli occhi del critico o del filologo videomusicale, questo sembrava. Un pretesto per montare assieme alcune performance del genio di Minneapolis pronte per essere subito dopo, o anche contemporaneamente, spacchettate e diffuse via MTV, in formato clip. Tuttavia Purple Rain (film) appare come un oggetto certamente vintage, certamente elementare da un punto di vista narrativo ma anche intriso di passione e di groove irrefrenabili. Musicalmente, d’accordo, c’è alle spalle un disco (omonimo) epocale. Probabilmente la più alta vetta del pop (afro)americano dopo Thriller di Michael Jackson, al netto di Quincy Jones ma con il valore aggiunto di un performer che anche dal punto di vista musicale è l’anello di congiunzione tra George Clinton e Jimi Hendrix, passando per Cab Calloway. Purple Rain (il film) è insieme immagine, colonna sonora e spirito del tempo. Gli ibridi anni 80 americani intrisi di umori New Romantic (tipicamente british) eppure inevitabilmente legati a quella roba lì, “nera”, che è soltanto a stelle e strisce. Il funky e la blaxploitation (il babbo di Prince è interpretato da Clarence Williams III, vecchia gloria locale di quel cinema), l’elettronica e lo show off di un artista capace di volare da Harlem a Broadway sulle distorsioni dell’assolo della canzone che dà il titolo. Oggi le acconciature dei protagonisti sono magari respingenti, ma il grumo di sensualità che Rogers Nelson e la sua regina Apollonia sviluppano su quel set è qualcosa che trascende le canzoni e la loro esecuzione. Comunque memorabili. When Doves Cry, anche primo singolo, è un capolavoro, e la totale mancanza di ironia di Babe I’m a Star dà l’idea di quanto il “moccioso” (“The Kid” è il nome del suo alter ego sullo schermo) sia consapevole di musicare e filmare la propria leggenda. Per chi c’era quando il film uscì in sala anche in Italia, forte nostalgia nel rivedere oggi tipacci del suo entourage poi persi di vista, come Morris Day, Jerome Bentos, Sheila E. (nipote di un altro grande: Alejandro Escovedo), Jill Jones… Adesso i loro nomi non dicono più nulla, ma quarant’anni fa sedevano tutti alla destra del padre. Pardon, del Principe.

 

The Outsiders

Purple Rain, mer. 10, ore 21.30, Teatro dell'Arte

 

* Mauro Gervasini è direttore di Film Tv.

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