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SILENZIO, (NON) PARLA ALFRED
di Roberta Gialotti

Giovani registi si aggirano per i corridoi dello Strehler, tra i prati del Sempione e le scalinate della Triennale. Sono i protagonisti del MFF, nuovi talenti della cinematografia internazionale. Anche un altro talento iniziò la carriera molto presto, durante gli anni dell'adolescenza.

La passione per il cinema si accompagna a un grande interesse per il teatro, la fotografia, il disegno e il giallo editoriale, tutti elementi che ritroviamo nei suoi film e che lo hanno reso celebre: Alfred Hitchcock. Partecipa per la prima volta alla regia di un film nel 1923 e realizza il suo primo vero capolavoro (Il pensionante) nel 1926 a soli 27 anni. Fin da quel momento, il Maestro dimostra di possedere una straordinaria maturità stilistica. Il senso di colpa, l'uomo innocente accusato ingiustamente, l'attrazione-repulsione per l'assassino e l'espressionismo stilistico sono già i tratti peculiari che segneranno il suo lavoro.

Tabarin di lusso (1928), uno dei due film presenti al MFF nella sezione The Outsiders, è una rocambolesca storia che ha come protagonista Betty, la giovane figlia ribelle di un magnate dello champagne che, per darle una lezione di vita, si inventa di aver dilapidato le sue fortune.

Una commedia romantica ricca di gag e tocchi alla Hitchcock, come l'ubriaco che barcolla quando la nave è completamente ferma e cammina dritto quando invece l'imbarcazione è in balia delle onde; o l'inquadratura attraverso il bicchiere di vino per la quale il regista utilizzò bicchieri più grandi del normale.

Un triangolo amoroso è invece al centro de L'isola del peccato (1929). Pete, un modesto pescatore, e Philip, un avvocato, sono entrambi innamorati di Kathe. Chi la spunterà?

Il film è ricordato per essere stato il suo ultimo lavoro muto ma è anche un'anticipazione del sonoro che verrà: attraverso l'espediente del labiale, ad un certo punto siamo in grado di capire perfettamente cosa dice la protagonista, tanto che Hitchcock non inserisce nemmeno la didascalia. Forse, come afferma lo stesso regista, non sono i suoi due lavori più riusciti. Infatti, qualche tempo dopo, durante la famosa intervista di François Truffaut, Hitchcock si mostra perplesso. Ma è l'occasione per godere della perfezione raggiunta dalla cinematografia durante gli anni '20. «La forma più pura di cinema. La sola cosa che mancava era evidentemente il suono che esce dalla bocca delle persone e i rumori. […] Voglio dire che niente mancava al cinema muto». Un appuntamento imperdibile che darà la possibilità di assistere a una proiezione in vecchio stile. In un teatro,  con accompagnamento musicale dal vivo.

The Outsiders
L'isola del peccato, gio. 11, ore 21, Teatro Dal Verme
Tabarin di lusso, dom. 14, ore 21, Spazio Oberdan