VOLTI CHE CI SOMIGLIANO

VOLTI CHE CI SOMIGLIANO
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La civiltà rurale italiana dalle immagini d'archivio dell'Istituto Luce. Umanità, comunità, sofferenza e fatica nel ritratto color seppia di Pietro Marcello e Sara Fgaier. L'armonia dimenticata del mondo contadino da rivivere e ricordare

 

Il progetto cinematografico per il 90° anniversario dell'Istituto Luce, 9x10 Novanta, incornicia nell'album della storia d'Italia, il quadro bucolico L'Italia umile (2014), firmato dal regista napoletano Pietro Marcello e dalla videomaker ligure Sara Fgaier. 

 

Gli autori, quattro mani consolidate dai lavori precedenti (Il passaggio della linea, 2007; La bocca del Lupo, 2009; Il silenzio di Pelesjan, 2011), condelicatezza e poesia e avvalendosi di immagini d'archivio e fonti letterarie, ritraggono «L'Italia della fatica umana e del riposo, della misura e dell'armonia, dell'unitaria presenza, del coraggio, della presenza, del primo salto creativo e poetico nell'esistenza e nella storia». 

 

Una civiltà rurale esistita ma dimenticata, il mondo contadino protagonista dal neocapitalismo agli anni Sessanta che si proietta sul grande schermo nella sua più grande coralità e profonda attenzione al dettaglio. Dal mosaico di francobolli che apre il cortometraggio, volto a ritrarre gli antichi mestieri tipici per ogni regione, la macchina da presa si posa sulla terra, sulle spighe, sulle mani, sugli occhi e sui volti di carta pesta, catturando in audio i suoni più semplici dell'ambiente circostante: è il battito delle campane, la rima delle canzoni popolari, il fruscio del fuoco tra i covoni, il richiamo di una cornetta ai compaesani. 

 

È uno sguardo che “pesa sulle cose”, che le trasforma in parole, che illumina le pagine scritte dalla penna di Carlo Levi (1960) nel saggio Un volto che ci somiglia: ritratto dell'Italia; è l'unione della poesia visiva e testuale, iconica e musicale che s'ispira liberamente al titolo del poemetto dello scrittore corsaro Pier Paolo Pasolini, L'umile Italia (1954); è la cura «dell'immensità del mondo contadino» (1996), cantata e già rimpianta dai due scrittori, a condurci nell'Italia della provincia e delle campagne, nei momenti quotidiani ed eccezionali di una società scomparsa, nei ritmi scanditi dal lavoro e dal riposo.

 

Sono dieci minuti dove l'archeologia della memoria umana ritorna in superficie, donandoci l'immagine color seppia di un popolo in cammino, restituendoci le nostre radici di agricoltori, fotografando il paesaggio di carri e animali, di bambini e zappatori. E non è un caso, forse, che terra e umile condividano la stessa radice etimologica (humus).

 

Curioso come nei festival i fili si tendano, tra epoche lontane, da un autore all'altro. Lech Kowalski durante la MasterClass Filmare il conflitto, ci ha parlato del suo ritorno a casa, alle origini della sua famiglia, e dell'incontro con gli ultimi ribelli di questo mondo: i piccoli contadini polacchi, «autentici punk» che, con poche speranze di successo, si oppongono fieramente allo strapotere delle grandi corporation della chimica e dell'energia. 

 

Ancora cinema in cerca dell'umanità, per rievocare il valore e l'eco di perdute bellezze, progetti per colorare, con la propria visione, tutta la memoria di volti che ci somigliano. 

 

L'Italia umile di Pietro Marcello, Sara Fgaier, Omaggio Luce, lun 1 dicembre, ore 20.00, Cinema Palestrina

 

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