ALISA KOVALENKO: FILMARE <br>LA PROPRIA RIVOLUZIONE

ALISA KOVALENKO: FILMARE
LA PROPRIA RIVOLUZIONE

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Oggi, in concorso Le Donne Raccontano, verrà presentato Alisa in Warland. Una testimonianza diretta del conflitto russo-ucraino nel Donbass raccontata da chi ha scelto come arma la videocamera

 

«La tana correva dritta come una galleria e poi all'improvviso sprofondava, così all'improvviso che Alice non ebbe nemmeno il tempo di pensare a fermarsi e si ritrovò a capitombolare giù per un pozzo che sembrava molto profondo».
La bionda Alice, eroina letteraria di Lewis Carroll, segue il Bianconiglio in fondo al pozzo, trovando un Paese delle Meraviglie abitato da creature strambe, regine pazze e gatti dall'ampio sorriso.

L'ucraina Alisa, al contrario, in fondo al pozzo trova un fiume di sangue, la rivolta di Maidan, la sua feroce repressione, la guerra seguita all'invasione della Crimea da parte delle forze russe e alla conseguente secessione e il conflitto tuttora irrisolto nell'Est del paese. 


Siamo a Kiev nel gennaio 2014 quando un popolo ormai stanco di promesse non mantenute e cambi di rotta politici si solleva e, a partire da piazza Maidan, dà vita a una delle rivolte più potenti ed estreme (per durata, resistenza e numero di morti) degli ultimi anni.
Come in un libro per bambini, il cattivo della situazione, il presidente Viktor Yanukovych, fugge di fronte alla rabbia di milioni di donne, uomini, addirittura bambini che chiedono le sue dimissioni. 

Da questo punto della storia, inizia il documentario di Alisa Kovalenko - regista e protagonista - che, osservando la piazza, annuncia candidamente: «Avevo tutto: amore e rivoluzione». 


«C'era sangue ovunque quando il presidente è scappato: la rivoluzione aveva vinto». 

Un mese dopo i soldati russi sono entrati in Crimea.
Alisa/Alice alla fine della strada non trova il giardino del Cappellaio Matto, al contrario, armata di videocamera e di un fucile, si trova catapultata in una warland fatta di bombe che le esplodono attorno, sibili di proiettili, grida e paura senza fine.
La sua storia segue le orme dell'esercito ucraino e dei numerosi battaglioni di volontari, tra cui il famigerato Pravy Sektor, fatto che suscita grande preoccupazione nel fidanzato dell'autrice, anche lui giornalista: «Non devi sostenere da sola tutto il peso di una nazione sulle spalle» la ammonisce. 

Quando un soldato le chiede di cosa parlerà il film lei risponde: «della vita...e della morte».
Il film si chiude sulla regista addormentata su un divano come una contemporanea Alice appisolata al sole, mentre i soldati cantano: «Non rimproverarmi, madre, non so dove morirò e chi mi porterà alla tomba». 

 

Alisa w Krainie Wojny (Alisa in Warland) di Alisa Kovalenko e Liubov Durakova, mer 23 marzo, ore 15.00, Spazio Oberdan 

 

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