L'ARTE È AFFERMAZIONE

L'ARTE È AFFERMAZIONE
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Che cos’è l’arte nella postmodernità? Arte e Multitudo è una raccolta di lettere che Toni Negri, internazionalmente riconosciuto come uno degli intellettuali contemporanei più influenti, indirizza a vari amici e colleghi, interrogandosi sulle relazioni che si creano tra arte, politica e ontologia. I temi, legatissimi tra di loro, subiscono il disincanto dell’autore, che a tratti lascia trasparire la nostalgia per un certo tipo di “agire comune”, forse troppo cambiato o forse del tutto perduto. Intervistiamo telefonicamente Nicolas Martino, curatore della nuova edizione dell’opera per DeriveApprodi

 

Il libro unisce materiale che spazia dagli anni ’80 a oggi ed è una testimonianza di come nel tempo sia cambiato il pensiero di Negri circa l’arte contemporanea. 

Arte e Multitudo infatti, era già uscito nel 1990, edito da Gianfranco Politi in forma ridotta e conteneva le prime sette lettere, scritte nel 1988 e che riflettevano sui concetti di astratto, post-moderno, sublime, lavoro collettivo, bellezza, evento e costruzione. 

 

Perchè hai deciso di dare nuovo spazio alla resistenza etica ed estetica del pensiero di Toni Negri?

In questi 25 anni, purtroppo, gli scritti sono stati ignorati dalla produzione editoriale italiana, nonostante una capillare diffusione internazionale. Toni Negri è un pensatore importante, tra i più influenti per la tradizione culturale italiana e non solo, ma è curioso che abbia voluto indagare il mondo dell’arte contemporanea, di cui non si era mai occupato prima. Ho quindi deciso di riproporre al mercato italiano Arte e Multitudo in un’edizione ulteriormente arricchita.  Il lavoro complessivo è infatti composto da una decima lettera che Toni ha indirizzato a me sull’idea del “comune”; due saggi, le interviste fatte a Toni dallo storico dell’arte Jacopo Galimberti e dall’artista contemporaneo Gian Marco Montesano, destinatario tra l’altro della prima lettera datata 5 dicembre 1988 e si conclude con il testo di una conferenza che Negri ha tenuto a Londra nel 2006. 

 

Se dovessi definire questa complessa riflessione sull’arte contemporanea che dura da 20 anni?

Leggendo le lettere (indirizzate tra gli altri, all’artista Nanni Balestrini e ai filosofi Giorgio Agamben e Massimo Cacciari)si intuisce che Toni a un certo punto, soprattutto nei primi anni 2000, individuò all’interno del movimento Global profili che integravano arte e moltitudine, costituendo uno scatto rispetto alla sua riflessione degli anni ’80 sul riflusso del post-moderno italiano, sulla sconfitta dell’ideologia e sull’orrore e la violenza del mercato dell’arte. Dal 2000 invece Toni intravede in alcuni artisti internazionali le figure capaci di incarnare una necessaria riconfigurazione fra arte e vita: “Il comune non compete più ai filosofi, ma è un gesto politico di appropriazione della vita” scrive.  

 

Tu che l’hai conosciuto, come lo descriveresti Toni Negri? 

Dagli anni ’70 i giornali italiani spesso hanno etichettato Toni come il “cattivo maestro”, se allora aveva un’accezione negativa, io riscatterei questa definizione dicendo che i cattivi maestri sono tutti quelli che danno da pensare. Anche Socrate era un cattivo maestro, gli hanno fatto bere la cicuta perché dicevano che corrompeva i giovani.

Io lo definisco un pensatore radicale, che come tale sforza i limiti della società in cui vive, mettendo in discussione lo stato delle cose. Crea difficoltà, ma è positivo perché la vita si evolve solo attraverso le difficoltà e il pensiero. Un pensatore che dice che va tutto bene non è nemmeno un pensatore, diventa un ideologo. 

 

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