LA META OLTRE LE SBARRE

LA META OLTRE LE SBARRE
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La straordinaria storia di un riscatto collettivo attraverso lo sport. L'inventiva e il coraggio di un ex giocatore e il suo progetto di una squadra di detenuti in serie C 

 

Drola in dialetto piemontese significa "cosa strana". Ma anche "cosa buffa", non conforme all'abitudine. Come una squadra di rugby professionistico composta da detenuti. Questa la sfida di Walter Rista, ex azzurro ideatore della onlus Ovale oltre le sbarre e della Drola Rugby, primo esempio a livello nazionale di squadra composta da soli detenuti e regolarmente iscritta a un campionato FIR (Federazione Italiana Rugby). Dal 2011, infatti, il carcere delle Vallette di Torino ospita un gruppo di uomini provenienti da istituti di tutta Italia, selezionati attraverso un bando di reclutamento e chiamati a sottoscrivere un Codice etico e comportamentale e a rispettare il Programma di recupero sviluppato in stretta collaborazione con il personale carcerario. L'intera storia si trova in Liberi a meta, il documentario di Giuseppe Fassino presentato al festival FICTS. 

 

Un'iniziativa coraggiosa e innovativa, che prevede la realizzazione di un percorso formativo strutturato in aula per fare da corollario alle sedute quotidiane di allenamento con il trainer Stefano Rista. L'obiettivo è chiaramente quello di rafforzare l'atteggiamento positivo dei giocatori, soprattutto conciliare l'individualità forzata della detenzione con l'obiettivo comune del gioco di squadra. «Quando sei dentro ti senti solo... E quando esci non cambia quasi nulla. Le persone sono cambiate, tu sei cambiato», afferma Alessio, uno dei protagonisti. Allora perché non impegnarsi nel creare relazioni forti mentre ancora si sta scontando la pena? Atleti che usano cuore e testa, ancora pronti a lottare per vivere.

 

Walter Rista e i suoi collaboratori hanno già vinto, nonostante non si sia riusciti alla fine a portare il gruppo in trasferta per cavilli burocratici. Hanno vinto perché detenuti-giocatori sono diventati una squadra. Se vivono insieme, parlano, mangiano, cantano (come i cori di vittoria che sfumano nel silenzio dell’isolamento quotidiano) e trascorrono il tempo che rimane, tra un allenamento e l'altro, condividendo realmente qualcosa. Qualsiasi cosa. Superando i preconcetti dell'io e dell'altro, abbracciando la cultura del “noi”. Non ci sono stranieri o diversi in cella. Tutti stanno pagando il proprio debito alla società. Alex, Omar, Daniel e compagni. Tutti devono mettere da parte l'orgoglio e lasciare che lo sport faccia il resto. 

Fino alla meta.

 

Liberi a meta, sab 6 dicembre, ore 16.30, Sala Colonne

 

 

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