I VASI COMUNICANTI DELLA VITA

I VASI COMUNICANTI DELLA VITA
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Mattia Colombo, giovane regista milanese, parla di Voglio dormire con te, il film a cui sta lavorando. Le vicende private di tre coppie, come pezzi di un puzzle, danno vita a una storia in cui identificarsi

 

“È proprio quando si crede che sia tutto finito, che tutto comincia”. Queste parole di Daniel Pennac descrivono bene il lavoro che Mattia Colombo sta completando in questi mesi. Anche qui si comincia da una fine; una relazione che termina e lascia macerie fumanti da cui ripartire. I sentimenti che destabilizzano gli equilibri individuali. La sensazione di fallimento e incertezza che subentra dopo la separazione. Voglio dormire con te è un documentario sull’amore, il disamore e le debolezze dei legami umani, che entra negli spazi privati per analizzare paure e complicazioni del rapporto a due, in una ricerca del sè che diventa condivisa da tutti.

 

Il film parla anche di coppie eterosessuali. Come si inserisce nel Festival Mix?

Il film comincia nella casa dei miei genitori, il primo modello di vita a due che ho avuto, e prosegue attraversando la relazione di tre coppie, una eterosessuale e due omosessuali. Ma la mia intenzione non è mai stata quella di fare un film di genere.

 

Come è nata l’idea di questo film?

Il film nasce da un bisogno personale di ricerca ma racconta il contesto precario in cui viviamo. Parla di una generazione priva di sicurezze e di fiducia nel futuro che fatica a progettare la propria vita. Qui anche le relazioni sentimentali vengono vissute con una sensazione di precarietà. Parlo di sensazioni e situazioni in cui tutti possono identificarsi, gay ed etero. Ho capito che il potenziale comunicativo sta proprio nelle emozioni condivisibili.

 

Perché hai scelto di girare il documentario a Milano?

È una città di grandi speranze e opportunità e allo stesso tempo di forte individualismo, dove le persone si sfiorano senza mai incontrarsi realmente. Ho scelto di riprendere molte scene in notturna, per le strade, in una distesa di finestre dietro le quali scorrono migliaia di vite possibili. Da una parte lo spazio pubblico condiviso, dall’altra le stanze private: separati ma comunicanti.

 

Hai iniziato con la pittura. Come hai deciso di dedicarti al cinema e quale influenza hanno avuto gli studi pittorici sui tuoi film?

Ho smesso di dipingere perché davanti alla tela sei sempre da solo e volevo trovare qualcosa di diverso, lavorare con altre persone per arricchirmi nell’incontro. Ho iniziato a fare documentari perché volevo attenermi alla rappresentazione fedele della realtà, così come avevo fatto nei miei quadri. La finzione non mi ha mai interessato. Il passaggio al mondo del cinema non è stato drastico perché anche quando dipingevo ricercavo una sorta di consequenzialità. Dipingere significa scegliere un pezzo di realtà e delimitarlo in una forma, lo stesso avviene quando si costruisce un’inquadratura

 

Quali sono state le fasi di sviluppo del film dalla scrittura a oggi?

È stato scritto durante il laboratorio Nutrimenti terrestri e nutrimenti celesti, durante il quale critici e registi importanti hanno aiutato a trovare una struttura alla scrittura. Selezionato tra i dieci migliori, abbiamo cominciato a girare. A Parigi, dove siamo stati invitati da Periferie per una residenza artistica, abbiamo trovato una coproduzione francese per iniziare una prima  fase di montaggio. Di recente un bando della regione Lombardia ci ha permesso di avere altri finanziamenti per continuare il lavoro. Cercheremo di terminare il montaggio per ottobre, poi inizieremo la comunicazione attraverso i social e il web.

 

Questo non è il tuo primo lavoro ma è un’esperienza un po’ diversa dalle precedenti.

Questo film arriva dopo Il passo,un lungometraggio che ho realizzato insieme a Alessandra Locatelli e Francesco Ferri, che ha avuto difficoltà ed è fermo al montaggio da più di un anno.

È stata un’esperienza importante dalla quale ho imparato alcune cose. Questo film è stato possibile grazie alla collaborazione di un gruppo di persone molto capaci, più o meno miei coetanei, che hanno lavorato con passione senza la sicurezza di essere pagate. Ora i finanziamenti sono arrivati e siamo tutti più tranquilli. I progetti indipendenti incontrano sempre difficoltà di budget ma ero preparato. In questo momento mi sento abbastanza fortunato perché ci sono stati una serie di eventi a cascata che hanno aiutato la realizzazione del film.

 

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