RITORNO A CASA 


RITORNO A CASA 

di

Manoel de Oliveira apre nel 1981 la sua casa e lascia che la macchina da presa, esplorandola, riporti alla luce i ricordi di una vita. Un film-confessione destinato a essere mostrato in pubblico solo dopo la sua morte

 

«È un film di Manoel de Oliveira su Manoel de Oliveira. Forse non andava fatto, ma ormai è stato fatto» dice il regista in voice over all'inizio del film.

Visita ou memórias e confissões, film postumo di Manoel de Oliveira, è un documentario semplice e diretto dalla forte carica poetica ma ancor di più è un lembo di vita, una preziosa testimonianza di un mondo che nella realtà non esiste più ma che il miracolo del cinema è in grado di riportare alla luce.
De Oliveira apre al pubblico le porte della propria abitazione, costruita dall'architetto José Porto in occasione del matrimonio con Marìa Isabel nel 1942, in Rua Vilarinha, a Oporto.  Apre, più di tutto, la strada a una lunga confessione in cui la macchina da presa, tenuta rigorosamente in mano, esplora ogni anfratto e ogni piccolo tesoro in una casa destinata a essere abbandonata (De Oliveira fu infatti costretto a venderla a causa di pesanti debiti dopo averci vissuto per 40 anni).
La scelta di dare il ruolo del protagonista a una casa pare già di per sé sovversiva, un edificio che si trasforma in un contenitore di ricordi, volti e anni trascorsi tra le sue mura, dove ogni mobile, scala e corridoio diviene un prolungamento stesso della vita dei suoi abitanti.
Più di tutto, però, colpisce la decisione di realizzare un film che non potrà essere visto se non dopo la morte del proprio autore. De Oliveira lo girò infatti nel 1981, quando la sua carriera non era che all'inizio, ma decise fin da subito di mantenerlo inedito. Una casa conserva la nostra intimità, le nostre radici, l'anima e il racconto privato di un'esistenza e proprio per questa sua forza interna, e la naturale riservatezza e pudore dell'artista, il film non era pensato per essere mercificato, per diventare un elogio al narcisismo che, al contrario, nel cinema è una pratica fin troppo diffusa.
L'opera di De Oliveira conclude così in maniera magistrale un fecondo ciclo cinematografico fatto di semplicità, realtà e al contempo di astrazione assoluta. Rompendo quel labile confine tra verità e rappresentazione, tra vita e finzione. 

La realtà mostrata sullo schermo diventa il teatro di più esistenze confluite sotto lo stesso tetto, l'amore e la nostalgia per una casa, una donna, una famiglia e un paese: il Portogallo. Una continua morte e resurrezione. È un racconto di immagini e parole, un film-testamento che rivive davanti ai nostri occhi e poi sparisce definitivamente. 

Lo schermo diventa bianco e il tempo torna a scorrere inesorabilmente. 

 

Visita ou memórias e confissões di Manoel De Oliveira, Passato/Presente, gio 3 dicembre, Spazio Oberdan

Articoli recenti

Daily