TUTTI PAZZI PER TRANSFATTY

TUTTI PAZZI PER TRANSFATTY
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Il premio del pubblico lungometraggi va a Transfatty Lives di Patrick Sean O'Brien

 

«Guardami mentre mi alzo, mentre cammino. Andare in giro era molto più facile a quei tempi, ma non lo apprezzavo come avrei dovuto» dice, rivolto idealmente al figlio Sean, Patrick Sean O'Brien, regista e protagonista di TransFatty Lives. «Voglio solo che tu conosca tuo padre per chi era e chi è ora».

Il 24 maggio 2005, all'autore del film, viene diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta come SLA, la malattia degenerativa che colpisce le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale. Conduce a una lenta e inesorabile immobilità. Proprio da quel giorno, O'Brien inizia a portare con sé la macchina da presa e a filmare ogni istante della malattia per dare vita al progetto artistico sulla sua esistenza.

La mente vigile prigioniera di un corpo. O'Brien, detto TransFatty, è un artista newyorkese anarchico ed eccentrico, autore di corti come Born Again Porn Star Paraplegic DJ. In TransFatty Lives, Premio del pubblico all'ultimo Tribeca Film Festival, si mette letteralmente a nudo. Entriamo nella sua vita senza alcun filtro, viviamo la sua gioia alla nascita del figlio o la perdita di coscienza a causa di una crisi respiratoria.

Sono passati dieci anni da quel giorno e TransFatty vive ancora, nonostante la sofferenza e il deterioramento delle condizioni fisiche. Ha superato i due - o al massimo cinque - anni di vita che il medico gli aveva pronosticato. Non solo: a quarant'anni è riuscito a portare a termine questo struggente video racconto, una testimonianza dura a cui non manca però una vena sorprendentemente divertente. Patrick non rinuncia mai al guizzo umoristico, anche quando lo vediamo disteso e intubato su un letto di ospedale ci dice, spiazzandoci: «scusate, non è il mio lato migliore!».

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