ASTEROIDE 8806

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Se avete sempre pensato all'hockey come allo sport nazionale del Canada, Red Army vi farà cambiare idea. Il documentario, presentato a Cannes e prodotto da Werner Herzog, ci racconta attraverso materiali d'archivio e interviste la gloriosa storia della squadra nazionale e del suo capitano: Vjaceslav Aleksandrovic Fetisov, detto Slava.

 

Gabe Polsky, figlio di immigrati russi in America, realizza attraverso la vita di uno dei più grandi campioni di hockey, un film che parla di Storia e descrive gli anni della Guerra Fredda, della Perestroika, del disfacimento dell'URSS fino ad arrivare a Putin.

Uomo d'un pezzo sia sul ghiaccio che di fronte alla telecamera, Slava dà del filo da torcere al one man del film: Polsky è infatti regista, produttore e sceneggiatore. Il giocatore non esita ad esempio a mostrargli il dito medio e a accusarlo di parlare per cliché. L'hockey, da lungo tempo motivo di orgoglio per l'Unione Sovietica, si specchia nella Russia che cambia. La squadra dell'esercito, nata sotto Stalin, serviva come mezzo di propaganda per dimostrare la superiorità sovietica tanto a livello sportivo quanto politico, culturale e sociale. Si trattava di un vero e proprio affare di stato, una prova di forza dell'impero sovietico. Il socialismo funziona bene sul campo e l'armata rossa diventa imbattibile soprattutto quando arrivano cinque fuoriclasse: Slava Fetisov, Sergei Makarov, Igor Larionov, Vladimir Krutov, Alexei Kasatonov.

Mai prima d'ora si era visto qualcosa di simile. Quando Viktor Tikhonov diventa l'allenatore della squadra, le vittorie si moltiplicano ma il prezzo da pagare è alto: i Russian Five sono sottoposti a durissimi allenamenti (4 volte al giorno, tutti i giorni). 
Il vento di cambiamento degli anni '80, la Perestroika di Michail Gorbaciov e l'accoglienza ricevuta durante le amichevoli contro alcune formazioni della NHL convincono Slava a partire per gli USA e a giocare nell'organizzazione professionistica che raccoglie le squadre statunitensi e canadesi. Il campione rosso finisce a giocare con il nemico di sempre.
Seguito dai suoi vecchi compagni e amici, formano la prima linea completamente russa nella storia della NHL e vincono insieme per due anni consecutivi, nel '97 e '98, la Stanley Cup con i Red Wings di Detroit.
Quella che ritrova al capolinea della carriera è una Mosca molto diversa da quella lasciata 13 anni prima. Nominato ministro dello sport da Putin nel 2002, ricopre la carica fino al 2008 e tuttora è membro del Consiglio Federale della Federazione Russa.

Red Army dipinge la parabola esemplare di un uomo grigio, indurito e fortificato da perdite e vittorie (sette ori ai campionati mondiali, due ori olimpici solo per citarne alcune). Un temibile gigante dei ghiacci che parla anche quando può apparire silenzioso.

 

Colpe di Stato

Red Army, ven. 12, ore 21, Parco Sempione; dom. 14, ore 20.30, Auditorium San Fedele

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