IRAQ ANNO ZERO

IRAQ ANNO ZERO
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Homeland - Iraq Year Zero di Abbas Fahdel vince il secondo premio di Filmmaker 35. È un documentario potente e senza filtri sull'attesa e le conseguenze della Seconda Guerra del Golfo sui cittadini di Baghdad (2003)

 

Le vittime di una guerra sono tutte uguali: Homeland - Iraq Year Zero, vincitore del secondo premio Filmmaker 35, lo sostiene senza esitazioni. Che si tratti di terrorismo o di bombardamenti di un governo, interessato ai propri interessi politici ed economici, non fa differenza perché a subirne le conseguenze sono sempre i civili che non hanno la possibilità di fuggire e possono solo contare i morti.

 

Abbas Fahdel decide di condividere con il resto del mondo: l'anno zero dell'Iraq, in un intervallo che va da febbraio 2002 ai quindici giorni che seguirono i bombardamenti degli USA su Baghdad (20 marzo 2003). Il documentario si divide in due parti: nella prima, Before the fall, si racconta la preparazione al conflitto. Fahdel riprende i suoi familiari nella vita quotidiana, soffermandosi meticolosamente su azioni apparentemente ordinarie, ma che, in tempo di guerra, diventano vitali: comprare scorte di cibo e medicine prima che arrivino i soldati americani o costruire pozzi artigianali, per raccogliere quanta più acqua possibile.

 

La seconda parte, After the battle, indugia invece sugli effetti della guerra. Non solo morti e macerie, ma anche disordine politico e sociale, con le conseguenze prevedibili di una nuova povertà. Per il commercio nero (soprattutto di armi) e gli scontri tra bande rivali di ladri sono i civili innocenti a pagare il prezzo più alto. In questo tragico disagio, il solo Hamir, nipote del regista, è figura sempre presente nel documentario. È un ragazzino cresciuto in fretta, nutre un'eccitazione colpevole mista a un senso d'impotenza all'arrivo dell'esercito americano. Non ignaro delle contraddizioni del governo di Saddam Hussein. Spesso Hamir è insieme allo zio a intervistare i concittadini e raccogliere le loro voci scontente per vari motivi, ma tutte legate da una domanda fondamentale: cosa c'entrano i civili in una guerra che non hanno voluto?

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