BERLINO IN TRASPARENZA

BERLINO IN TRASPARENZA
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Un idro-somellier, una commerciante di articoli religiosi, un ecologista e gli abitanti di uno slum nel cuore della locomotiva d'Europa. Che cos'hanno in comune? L'acqua, elemento prezioso e inafferrabile che due giovani registe hanno provato a fotografare. Giulia Bruno e Lida Perin raccontano Capital

 

Un incontro via Skype da tre luoghi molto lontani tra di loro: «Che emozione!» dice Lida Perin in diretta da Berlino, Giulia Bruno invece si trova nel Bahrain. Ma domani saranno entrambe presenti a Milano per la proiezione del loro cortometraggio, Capital, presentato in Prospettive.

 

Come è nata la vostra collaborazione per questo film?

Lida Perin: Ci siamo conosciute a Berlino ed era da un po’ di tempo che avevamo pensato di fare qualcosa insieme. L'idea del film sull’acqua è arrivata un po’ per caso in realtà. Siamo venute a conoscenza della figura dell’idro-sommelier (Arno Steguweit, ndr) e ci ha fatto ridere per mezz’ora. Giulia ha scoperto che è uno dei più famosi in Europa e guarda caso si trova proprio a Berlino. È stata un’occasione per metterci alla prova e vedere come lavorare in coppia. Ci siamo concentrate sul discorso dell’acqua potabile in una grande città. Abbiamo girato a Berlino un po’ per esigenze nostre, un po’ perché è diventata la capitale dello stato più potente d’Europa.

Giulia Bruno: Io aggiungerei anche che abbiamo voluto trattare un tema abbastanza difficile e rischioso, perché trattandosi di un argomento universale, è facilissimo cadere nella banalità. Ma la chiave di lettura che abbiamo trovato alla fine ci ha permesso di rivalutare una materia che quotidianamente avevamo sotto gli occhi. Siamo andate avanti a guardarla per mesi e tutt’ora continuiamo ad avere una gran sete di conoscenza al riguardo.

 

Berlino è una città super industrializzata ma con una baraccopoli priva di allacciamenti idrici.

G.B.: Quello che ci interessava erano le continue contraddizioni in cui finivamo per imbatterci. Come il fatto che le case di lusso vengano abbandonate perché non c’è più acqua potabile. I dettagli si sommavano e nuove finestre si aprivano. Restituendoci una lettura “picassiana” dell’esistenza umana. Più le questioni stridevano più eravamo motivate a seguirle.

L.P.: La baraccopoli è stata descritta da Der Spiegel come «la prima favela della Germania». Anche una metropoli come Berlino ha i suoi disagi, figuriamoci altrove! Nella Germania industrializzata c’è ancora chi non ha l’accesso all’acqua potabile. E molti danno per scontato il contrario, come l’idro-sommelier o come Samuel Höller, un ragazzo impegnato politicamente nella promozione dell’acqua potabile invece di quella imbottigliata. La favela è sulle rive di un fiume, stessa zona dove costruiscono le case di lusso. 

 

Invece il personaggio della pittoresca Rachele Raffaela? Come l’avete scovato?

L.P.: Rachele è la proprietaria dell’unico negozio di articoli religiosi a Berlino che vende, tra le altre cose, anche acqua santa. In realtà è un posto storico. Personalmente non c’ero mai entrata prima, è stata Giulia che ha voluto includere l’aspetto religioso nel film. Tutto quello che è religioso mi fa impazzire! E lei lo sa (ride). Siamo andate da Rachele senza preavviso. Di solito prendiamo contatti prima con le persone, ma in questo caso abbiamo fatto un’improvvisata e siamo tornate da lei anche un paio di volte. 

 

Una domanda per Giulia. Il lavoro con Armin Linke ha in qualche modo influenzato Capital?

G.B.: Io lavoro con Armin (fotografo e filmmaker, suoi lavori sono stati presentati a Filmmaker, ndr)da ormai quasi cinque anni. Molto di quello che sono diventata è frutto anche della  collaborazione con lui, sia a livello visivo sia introspettivo. Penso però che Capital faccia parte del percorso che ho fatto con Lida. Molto è dovuto alla sua capacità di analisi e di come lei e io siamo riuscite a conciliare due mondi.

 

Progetti di collaborazione futuri?

L.P.: Abbiamo troppe idee, è questo il problema! (ride)

G.B.: Abbiamo una serie di quaderni colmi di argomenti. E una serie è nera perché ci annotiamo i temi che vogliamo mettere nella lista nera!

 

Con quali degli autori presenti quest'anno a Filmmaker sentite di avere più affinità?

G.B.: Ho saputo dell’omaggio a Harun Farocki. Filmmaker ha un occhio sul cinema che secondo me è davvero unico.

L.P.: Volker Koepp purtroppo è sabato e io non ci sono! L’avrei visto volentieri. È il regista di documentari che mi appassiona di più.

 

Capital di Giulia Bruno e Lida Perin, Prospettive, dom 7 dicembre, ore 17.00, Spazio Oberdan

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