IL SENSO DI UN FESTIVAL

IL SENSO DI UN FESTIVAL
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In occasione della premiazione del ventiseiesimo FCAAAL abbiamo intervistato Alessandra Speciale, co-direttrice insieme ad Annamaria Gallone, per fare il punto su come è cambiata la manifestazione e sul valore di una cinematografia altrimenti poco raggiungibile dal pubblico italiano


Sono ormai 26 anni che Il Festival cinema Africano Asia e America Latina porta a Milano il cinema d'autore proveniente da questi tre continenti.

Alessandra Speciale, co-direttrice del festival insieme a Annamaria Gallone e presidentessa del Milano Film Network, tira le somme di questa lunga esperienza.

I cambiamenti, in positivo e in negativo, gli obiettivi della manifestazione e il rapporto con il pubblico.

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Articoli recenti

GUERRE SENZ’ARMI

GUERRE SENZ’ARMI

Girando per Parigi con una piccola videocamera, molto prima delle stragi a Charlie Hebdo e al Bataclan, la filmmaker Carmit Harash racconta la sua visione della guerra attraverso le testimonianze dirette della gente comune

Dov'è la guerra, in questo film? Non c'è, almeno per come siamo abituati a sentirla raccontare anche dai migliori reportage in televisione o sui giornali. Non ci sono conflitti armati né ostaggi, non c'è un cielo terso, improvvisamente macchiato da una nuvola bianca di fosforo. La guerra che la regista israeliana Carmit Harash racconta è tutt'altro che lontano da noi: è quella condizione che si può trovare nella periferia di una grande città come Parigi e che è facile non vedere per inerzia o per indifferenza.

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LADY VENDETTA

LADY VENDETTA

Until I lose my breath di Emine Emel Balci – oggi a Nuovi sguardi - è il racconto di una ragazza appena adolescente, della sua crescita. Una malinconica educazione sentimentale nella Istanbul più povera

Il mondo è un posto grigio e ostile quando sei una ragazzina sola, questo sembra essere il ritratto della società che Emine Emel Balci offre all’interno di Until I lose my breath opera prima già presentata con successo alla Berlinale 2015.

Serap cammina sotto la pioggia, chiede informazioni riguardo al padre, partito qualche giorno prima, si alza, si veste, torna a casa, nasconde i soldi nelle calze, poi va a lavorare.

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PER UN FUTURO “ROSA”

PER UN FUTURO “ROSA”

Si è svolta ieri la conferenza Tra fiction e documentario: il cinema delle donne in Italia e in Europa, un confronto a più voci sul fare cinema presente, sulla possibilità di cambiare e sulla parità di genere

A coordinare l’incontro sul ruolo della donna nell’industria cinematografica, presso il Parlamento Europeo – Ufficio d’Informazione in Italia, c’è Patrizia Rappazzo, direttrice artistica di Sguardi Altrove Film Festival. Il primo intervento è di Alessia Sonaglioni, direttrice dell’EWA Network (European Women’s Audiovisual Network), che illustra il lavoro che la sua associazione ha compiuto dal 2006 a oggi, una ricerca sulla parità di genere. Lo studio, presentato in anteprima alla Berlinale, si avvale di sette team di ricerca di diversi Paesi europei (Svezia, Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Austria e Croazia) e presenta dati ben poco incoraggianti, in particolar modo in riferimento ai finanziamenti pubblici (in Italia solo il 16,1% dei fondi nazionali è destinato a supportare opere di registe).

 

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LA VERITÀ DELLE IMMAGINI

LA VERITÀ DELLE IMMAGINI

Oggi, alla Dogana di Milano, viene riproposto il film La vacanza – Il caso Ilaria Alpi e Miran Hrovatin di Daniela Vismara (anteprima mondiale di Sguardi Altrove). Una riflessione profonda sulla reporter uccisa nel ‘94 e sul dovere di trovare risposte

La verità, la simulazione. La realtà, la finzione. Ma anche la menzogna e la posa o la sincerità e l’immediatezza.

Le immagini, tutte le immagini, oscillano tra questi poli opposti, tra la dimensione di icona e quella di traccia dell’esistente, anche se in forma di frammento e come tale spesso fragile o quantomeno parziale.

Oggi l’evento speciale Sguardi Altrove è dedicato a Ilaria Alpi, la giornalista Rai uccisa in Somalia nel 1994 proprio mentre, insieme al suo operatore Miran Hrovatin, attraverso le immagini e le parole, metteva a fuoco la realtà: l’intreccio probabile fra traffici di armi, rifiuti tossici e “aiuti economici” durante la guerra civile.

 

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