IL CINEMA CHE BALLA

IL CINEMA CHE BALLA
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Perché cinema e danza sono da sempre un “passo a due” tanto perfetto? 

Lo schermo amplifica l’impatto estetico del movimento, lo scompone e ricompone, trasforma ai nostri occhi le coreografie in elementi quasi grafici. Non a caso nei film a tema (citiamo i più famosi: Billy Elliott, Flashdance, Footloose, Il cigno nero, The Company, le saghe mainstream come Honey, Step Up, Save the Last Dance e l’immenso documentario Pina di Wim Wenders) sono proprio le sequenze di danza che solitamente ricordiamo meglio, intrise dell’adrenalina dell’esibizione. Un’emozione che s’intensifica, il ballo si fa sport, come nel caso del documentario Do Your Dance di Pedro Toro girato durante i “World DanceSport Games”, i mondiali di danza sportiva, una disciplina affascinante che annulla il confine tra gesto artistico e gesto atletico. Eppure i film sulla danza sportiva si contano sulle dita di una mano. Il più famoso è forse Ballroom – Gara di ballo (Strictly Ballroom, 1992), primo lungometraggio di Baz Luhrmann, il regista di Il grande Gatsby e Moulin Rouge. Il film racconta la storia di un giovane ballerino “ribelle” che, in una gara di livello, decide di non seguire i passi regolari stabiliti dalla Federazione Balli di Sala, infrangendo così ogni convenzione, anche quelle della sua famiglia danzereccia. Luhrmann s’immerge nel microcosmo della “dance sport” per mettere in scena un’apparente contraddizione: quella fra le regole, necessarie in ogni competizione agonistica, e la libertà dello slancio artistico, di per sé non convenzionale. Un corto circuito che riassume bene lo spirito della danza sportiva, che fonda l’espressività su figure prestabilite. E, un po’, anche del cinema, linguaggio con codici definiti dentro i quali, però, gli autori possono creare e danzare.

 

*Giornalista e critica cinematografica di Ciak e Il Piccolo di Trieste

 

Do Your Dance di Pedro Toro, dom 7 dicembre, ore 17.20, Sala Donzelli

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