CAN’T STOP WON’T STOP

CAN’T STOP WON’T STOP
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Oggi a Designing Futures viene presentato The Revolution Won’t Be Televised, racconto di una rivoluzione combattuta senza fucili ma con rime e musica rap per liberare un paese giovane e arrabbiato, il Senegal 

 

Febbraio 2012, mancano pochi giorni alle elezioni presidenziali a Dakar, in Senegal, dove Abdoulaye Wade è presidente dal 2000 e non sembra intenzionato a lasciare il suo posto. Di fronte a una situazione politica stagnante e deprimente, in cui si fatica a giungere a una riforma, l’iniziativa viene presa da due giovani rapper: Thiat e Kilifeu.

Nasce così Y’en a Marre (Non se ne può più) gruppo di attivisti che lottano a colpi di rime, concerti e manifestazioni non-violente, voce potente e diretta per comunicare con una società costituita in maggioranza da giovani (i due terzi della popolazione ha meno di 25 anni) che con quella musica sono nati, cresciuti e possono ritrovare la propria voce.

La cineasta Rama Tiaw imbraccia la videocamera e scende in piazza costruendo un ritratto, vivo e corale, del ramo più radicale della società senegalese, in un racconto che spazia tra rabbia, disillusione e speranza sincera e che si ricollega ai miti di rivoluzionari come Thomas Sankara, il “Che Guevara africano”, ucciso nel 1987 in Burkina Faso.

Le fiamme si propagano alla fine della strada, i nomi di quelli che sono stati arrestati, torturati e uccisi per ottenere la libertà prendono vita sulle labbra dei protagonisti. Il volto di chi ha fatto la storia, oggi come ieri, compare sullo schermo e dialoga con la regista, come raffigurazioni moderne degli antenati che hanno combattuto in passato.

«Ho cantato finché la gente non è scesa per strada» dice uno dei protagonisti «nessun altro rapper può dire lo stesso». Quando le speranze si fanno labili, quando chi detiene il potere – quelli che, nel film, vengono definiti “politi-chien” (dall’assonanza tra politicien e chien, politico e cane)  inevitabilmente deludono, si ha bisogno di un nuovo tipo di eroe. I protagonisti non sono soldati armati e violenti, non sono giustizieri mascherati, né utopici supereroi, ma artisti che attraverso la musica, sottofondo inevitabile della vita di milioni di giovani, spingono un popolo a sollevarsi, ad agire, a esprimere la sua voglia di lottare.

 

The Revolution Won’t Be Televised di Rama Tiaw,  Designing Futures, mar 5 aprile, ore 17.00, Spazio Oberdan

 

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