FUGA DAL QUOTIDIANO

FUGA DAL QUOTIDIANO
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Due esseri umani apparentemente diversi si trovano a condividere lo stesso desiderio di libertà, lontani da una vita opprimente, priva di ancore di salvezza. Un homme à la mer, oggi in Nuovi Sguardi

 

Mathieu vive fra le ricerche di laboratorio, come biologo marino, e i luoghi notturni dove lavora la fidanzata, interprete di teatro-danza ma anche cubista nelle discoteche. Niente sembra in grado di scalfire la routine. Un giorno la suocera, Christine, scompare senza lasciare alcun biglietto. Mathieu scopre però dove si trova e la va a cercare da solo, imbattendosi in quella libertà che aveva da sempre sognato.

 

Un Homme à la Mer (Man Overboard) della belga Géraldine Doignon è la storia dolce e lieve di un incontro imprevisto, giocato attorno alla metafora del pesce migratore che, per riprodursi, percorre centinaia di chilometri, rischiando la morte, solo per trovare acque più calde. Nelle fredde stanze del laboratorio dove passa gran parte della giornata ad analizzare campioni di specie marine, Mathieu sperimenta la solitudine e la monotonia di un lavoro frustrante e anonimo che lo perseguita anche nella vita privata.

 

Quando capisce che la sparizione della suocera cela il tentativo estremo di nascondersi dalle stesse consuetudini che opprimono la sua mente, l’uomo si libera dai pesi della quotidianità e, grazie alla complicità di Christine, vive un’esperienza di assoluta liberazione. Nella casa dove la donna si è rifugiata, Mathieu trova il coraggio di ribellarsi alle catene che tenevano prigioniero il suo carattere, ormai inerte e realizzare i desideri innati schiacciati dalla routine. Il contatto con il mare è per lui qualcosa di fisico e necessario. Questi due pesci migratori evadono dalla palla di vetro dove erano stati confinati e, rischiando di perdere tutto, partono alla ricerca del blu infinito lontano, anche solo per pochi giorni, agli occhi del mondo. 

 

Con immagini leggere, ma dense Dignon dirige un film fatto di corpi trasparenti. Le emozioni emergono con forza all’interno di situazioni familiari, apparentemente accoglienti, raccontando una malinconia sconfinata attraverso gesti dolci, silenzi espressivi e sorrisi luminosi. Migrare vuol dire andare alla ricerca di un posto migliore in cui vivere ma, in fondo, il significato primario è, forse, sfuggire alla morte.

 

Un Homme à la Mer (Man Overboard) di Geraldine Doignon, ven 18 marzo ore 20.30, Spazio Oberdan

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