Al via la 26° edizione del Festival di Cinema Africano, Asia e America Latina. Stasera la serata di apertura alla Triennale di Milano, per la proiezione in anteprima italiana di Ryuzo and the Seven Henchmen (Ryuzo e i sette compari), il nuovo film di Takeshi Kitano, una commedia d’azione che vede come protagonisti sette criminali giapponesi, ormai avanti con gli anni, riuniti per un’ultima missione
Questa sera alle 20.30, nella sala del Teatro dell’Arte in Triennale, si apre il FCAAL, festival rivolto alle cinematografie di tre continenti, a Milano dal 4 al 10 aprile. La rassegna è un’occasione unica per entrare in contatto con la variopinta schiera di film provenienti da Africa, Asia e America latina.
Uscito in Giappone lo scorso anno, dopo altri tre per realizzarlo, Ryuzo e i sette compari è un racconto divertente di uno yakuza in pensione (ma non del tutto), che rimette in piedi la sua banda per sistemare i conti con dei giovani e irriverenti criminali che hanno tentato di truffare l’anziano protagonista, interpretato da Tatsuya Fuji.
Gli “adorabili cattivi” ultrasettantenni aderiscono volentieri alla chiamata, stanchi di rifarsi solamente ai ricordi dei bei vecchi tempi passati, e finalmente con un’altra occasione per dimostrare che uno yakuza non si ritira mai del tutto.
Solito portare sullo schermo in maniera radicale, innovativa, e con risvolti ironici i temi della criminalità e della violenza in Giappone, Kitano non abbandona il territorio dello Yakuza Movie ma si concentra principalmente sul lato ironico della mafia durante la senilità, per lasciar sfogo a quella vena comica del regista, che ha esordito al cinema solo dopo un percorso fra cabaret e televisione che lo ha reso ultrapopolare in Giappone.
Una carriera di successo con alcuni incidenti di percorso, costellata di film duri in cui i protagonisti inseguono redenzione e riscatto, alla ricerca di un’oasi di pace e salvezza; in questo caso, la tranquillità sembra non ce la si conquisti nemmeno con l’età.
Un cinema nero quello di Kitano, per la violenza ma anche per il tono grottesco di quel black humour presente anche in questa pellicola. I suoi film sono caratterizzati da equilibri fatti di contrasti fra toni cupi opposti a note di leggerezza e ironia. Come ha dichiarato il regista: “lo humour è come la violenza: arrivano entrambe inaspettatamente, e meno te lo aspetti, meglio è”. Più il motto di spirito e la battuta prendono di sorpresa, maggiore risalto assume la violenza e il dolore degli aspetti più drammatici.
Due strumenti che si insinuano nelle trame dei racconti di Kitano, due facce della stessa medaglia, il fronte e il retro di un corpo tatuato con i colori della Yakuza.
Come in Sonatine e in altri film, in Ryuzo prevale il senso di cameratismo con gli affiliati, il legame che si crea in una cosca con gli inseparabili fratelli.
Il film è inoltre impreziosito dal cameo dello stesso regista, abituato all’idea di stare dietro e davanti alla macchina da presa. E dal racconto di Kitano, girare le scene d’azione e le sparatorie con questi magnifici sette è stato uno spasso, ben più facile del previsto. Anche perché, come nelle storie raccontate nel film di questi ex yakuza, gli attori si sono dimostrati decisamente motivati nel rimettersi in gioco in maniera piuttosto energica. D’altronde non è facile abbandonare ciò che si è fatto con passione per una vita intera e dunque, molto probabilmente, ci sarà da aspettare un nuovo film di Takeshi Kitano.
Ryuzo and the Seven Henchmen (Ryuzo e i sette compari) di Takeshi Kitano, Serata di apertura, lun 4 aprile, ore 20.30, Triennale di Milano, Teatro dell’Arte
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