IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE (ALLA LIBERTÀ)

IL DIRITTO DEL PIÙ FORTE (ALLA LIBERTÀ)
di

Omaggio a Rainer Werner Fassbinder con uno dei suoi film più anarchici. Una perturbante mappatura dell'amore 

 

 

Like a bird on the wire

Like a drunk in a midnight choir

I have tried in my way to be free.

Like a worm on a hook

Like a knight from some old-fashioned book

I have saved all my ribbons for thee.

(Leonard Cohen, Bird on the Wire)

 

«Come un uccello sul filo, come un ubriaco in un coro di mezzanotte, ho cercato il mio modo di essere libero. Come un cavaliere uscito da un libro antico, ho cercato di salvare i miei stendardi per te».

Le strofe iniziali di Bird on the Wire di Leonard Cohen sono una sintesi perfetta de Il diritto del più forte (Faustrecht der Freiheit, 1975) di Rainer Werner Fassbinder, la parabola di Franz «Fox» Biberkopf, interpretato da Fassbinder stesso, alla ricerca della libertà: la libertà economica, la libertà del desiderio, la libertà dell’amore.

Fox perde il suo lavoro di attrazione in un piccolo circo e incontra in un bagno pubblico Max (Karlheinz Böhm, l’imperatore Francesco Giuseppe di Sissi), un ricco antiquario che lo introduce nell’ambiente gay borghese di Monaco. L’effetto ambivalente di attrazione e repulsione (di classe?) che Fox suscita tra gli amici di Max, cambia quando questi scoprono che questi ha vinto 500.000 marchi alla lotteria. Uno di loro, Eugen (Peter Chatel), lascia il sofisticato fidanzato per iniziare una relazione con Fox. Ne approfitterà per usare i soldi della vincita per salvare dalle difficoltà economiche la tipografia di famiglia, per comprare un nuovo appartamento che arrederà con gusto ovviamente elegante, cercando anche di «educare» il proletario Fox. 

Fox cerca di cantare il suo amore come un ubriaco a mezzanotte, ma il suo canto resta inascoltato.

Quando uscì in sala, il film venne accolto non entusiasticamente dalle comunità gay. Andrew Bitton rimproverò a Fassbinder sulla rivista Gay Left «di aver voluto utilizzare le relazioni gay come immagini di oppressione, sottolineando così gli stereotipi negativi sugli omosessuali». 

Ma a Fassbinder non interessava disegnare figurine edulcorate e neutre. Tutto il suo cinema è un inno all’anarchia del desiderio che si scontra fatalmente con le condizioni sociali ed economiche che spesso impallinano l’uccello sul filo. «Io sono un anarchico romantico» disse RWF in un’intervista. Dunque non si tratta di disegnare un mondo omosessuale negativo, ma di raccontare come le strutture di potere influenzano e spesso annichiliscono le relazioni affettive.

A quarant'anni di distanza Il diritto del più forte non è solo un documento, per altro assai efficace, sugli stili di vita gay negli anni settanta (qualsiasi appassionato di vintage troverebbe spunti interessanti su come arredare la propria casa o allestire la sauna più cool), ma è una perturbante mappatura dell’amore e racconta anche qualcosa della biografia fassbinderiana. Il film si apre con la dedica «Für Armin und alle anderen» («Per Armin e tutti gli altri»). Armin era Armin Maier il compagno di RWF all’epoca del film. Armin era un macellaio e appare sullo schermo nell’episodio di Germania in autunno (1978) in cui lui e Fassbinder mettono in scena il loro rapporto che molto ha in comune con quello di Fox e Eugen.  Il destino di Armin seguì tragicamente quello di Fox, così come quello di El Hedi Ben Salem, l’altro grande amore del regista, il protagonista di La paura mangia l’anima, che ha una piccola parte anche ne Il diritto del più forte.

Fox non è un caso isolato nella filmografia e nella vita fassbinderiana: i Franz della «trilogia nera» (L’amore è più freddo della morte, Gli dei della peste, Il soldato americano), Jorgos di Katzelmacher, Hans de Il mercante delle quattro stegioni, Ali e Emmi de La paura mangia l’anima, Petra e Karin de Le lacrime amare di Petra von Kant. Insieme ad Armin e a tutti gli altri. Come dei cavalieri usciti da antichi libri.

Giovedì 19, 22.30, Scatola magica 

*curatore TFFdoc, Giuria concorso lungometraggi

 

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