IN DIRETTA DALLA PALESTINA

IN DIRETTA DALLA PALESTINA
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La vita e nient’altro. Di questo si nutre il cinema di Rashid Masharawi. La vita che scorre dove gli altri non vedono. Come nei campi profughi palestinesi che il regista quarantatreenne conosce bene: ci è nato, in quello di Shati, a Gaza. Li ha raccontati, tra Giordania, Siria, Libano nei suoi film. Per L’attesa girava tra i campi con una giornalista, Bissan, e il suo cameraman alla ricerca di aspiranti attori per il nuovo teatro Nazionale Palestinese. Ad Al Yarmouk, in Siria, è arrivato, indirettamente, attraverso l’amica Lamis Al Khatib. In quel campo, nato spontaneamente nel 1950, vivevano quasi 160mila palestinesi prima delle rivolte siriane del 2011. Poi è rimasto impigliato nell’insensata rete di confini, divieti, mancate soluzioni. Impigliato lì dentro è rimasto, insieme ad altri ventimila, anche il fidanzato di Lamis. Si chiama Niraz, ha 23 anni, fa il fotografo e il videomaker, ha talento, intelligenza e voglia di vivere. E sono le immagini di Niraz, che Masharawi ci fa rimbalzare mescolandole a quelle delle interviste via Skype, che ci raccontano quel mondo. Un mondo dove si muore per fame e malattia, sull’orlo di una catastrofe umanitaria. Dove circolano idee e pensieri, sentimenti e creazioni artistiche. Un mondo, invisibile, in attesa. Ignorato dai giornali, dalle cronache, dalla politica. Che il cinema restituisce con una forza a tratti intollerabile. Resta l’immagine del bambino seduto su un marciapiede che aspetta. Forse non sa bene neanche lui che cosa. Intanto la vita va. E nient’altro accade.

 

*Giornalista di cinema e musica del Corriere della Sera

 

Letters from Al Yarmouk di Rashid Masharawi, Concorso lungometraggi, gio 7, ore 19.00, e ven 8, ore 14.30, Auditorium San Fedele

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