TESTIMONE DELL'IMMEMORABILE

TESTIMONE DELL'IMMEMORABILE
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Nel 1943 Silvano Lippi viene trasportato, come prigioniero di guerra, nel campo di concentramento di Mauthausen e costretto a obbedire agli ordini degli ufficiali nazisti. L’intenso documentario Dal ritorno di Giovanni Cioni (Fuori concorso, mercoledì 2 dicembre) ricostruisce la sua memoria

 

Silvano Lippi ha vissuto l’orrore della Seconda Guerra Mondiale da vicino, da una prospettiva opposta rispetto a quanti, prima di lui, hanno  provato a descrivere la vita nei lager nazisti. Silvano è un militare italiano che nel 1943 viene fatto prigioniero in Grecia e portato a Mauthausen. Il suo status non è di deportato, ma di prigioniero politico e così diventa addetto ai forni crematori sotto il rigido controllo degli ufficiali tedeschi. 

 

Dal ritorno di Giovanni Cioni è un film “epistolare” con cui il regista prova a parlare con il protagonista. «Caro Silvano – scrive Cioni - quando ci siamo incontrati, una sera di dicembre, mi hai chiesto di accompagnarti. Volevi tornare laggiù, nel luogo da cui sei miracolosamente sopravvissuto». Quel luogo è Mauthausen dove il  giovane soldato fiorentino trascorse i mesi  guardando in faccia la morte negli occhi di migliaia di vittime. Lì è costretto, ogni giorno, a pulire i forni e le camere a gas dai  pochi resti degli esseri umani, e a subire continue e crudeli umiliazioni. 

 

Scampato alla morte ma ossessionato dai fantasmi di quei giorni, Silvano capisce che mantenere vive le immagini dentro di sé lo porterebbe alla pazzia. Comincia perciò a raccontare, a orecchie diffidenti, ciò che ha visto e vissuto. La sua è una storia che continuamente si sgretola e si riforma, i cui ricordi vengono volutamente ripetuti più volte da Cioni nel film per descrivere le sue emozioni che continuamente si rinnovano. Silvano si commuove al ricordo del compagno di prigionia pestato a sangue, morto tra le sue braccia o del soldato russo costretto ad affogare in un secchio d’acqua, solo perché aveva chiesto di bere. Cerca quindi di tramandare alle nuove generazioni questa memoria, durante i 12 mesi di riprese. 

 

Nonostante  le precarie condizioni di salute, chiede di essere ascoltato il più possibile fino a quando l’inquietudine emotiva lo induce a voler rivedere quei luoghi un’ultima volta. Nel 2002 Silvano torna a Mauthausen ma il filmato di famiglia che mostra a Cioni si ferma al cartello con le indicazioni e a poche immagini di quei luoghi. Un ricordo interrotto che il regista riesce a completare solo nel 2014, pochi giorni prima che il cuore di Silvano si fermi. 

Dal ritorno è la lettera che Cioni non avrebbe mai voluto scrivere all’anziano amico: un lucido documento sull’orrore, un’opera infinita di ricostruzione della memoria.

 

Dal ritorno di Giovanni Cioni, Fuori Concorso, mer 2 dicembre ore 21,00, Spazio Oberdan

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