LA CITTÀ DEL RITORNO <br>ALLA NATURA

LA CITTÀ DEL RITORNO
ALLA NATURA

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«L’acqua è l’inizio, il fuoco è la fine».  Sobre la Marxa di Jordi Morató, in Concorso, mette a nudo il rapporto drammatico tra l’uomo e l'imperativo della civilizzazione

 

Un racconto fra documentario e fiction, dove la realtà si interseca con la fantasia. Il giovane regista Jordi Morató si è fatto portavoce della storia di Garrell, alias Josep Pujiula, eccentrico personaggio che «ha costruito un’intera città dove nessuno vive», a pochi passi dal piccolo centro urbano di Argelaguer, in Catalogna. 

 

Tutto è iniziato 45 anni fa. La voglia di evadere da un mondo “saturo di civiltà” si è fatta sempre più pressante. Così, il bizzarro Garrell ha cominciato a costruire una vera e propria città di legno, stringendo un forte contatto con la natura e il ritorno al primitivo. Dal 1991 gli si è affiancato Aleix Oliveras, all’epoca 14enne. Armato di telecamera, Oliveras si è fatto osservatore della vita di Garrell. Il rifiuto di tornare alla civiltà è uno degli aspetti fondamentali dell’opera di Morató: «Sono nella giungla. Ho tutto quello di cui ho bisogno e non voglio avere niente a che fare con l’uomo civilizzato» afferma Garrell.

 

Il Tarzan catalano gioca - assieme al nipote - al ruolo dell’uomo-scimmia, lotta contro un caprone, caccia un coniglio, cucina del pesce appena pescato, si lancia in pozze d’acqua... Il tutto con estrema disinvoltura divertita. Nemmeno un gruppo di vandali motorizzati (per esigenze di copione) riuscirà a fermare la sua vocazione di eremita. Ma dovrà poi fare i conti con dei veri vandali che non hanno seguito alcuna sceneggiatura scritta, quelli che hanno bruciato l’intera città costruita con fatica e ucciso tutti gli animali presenti. «Realtà e finzione si fondono in un’unica immagine». 

 

I danni subìti nel suo “mondo” hanno cambiato il pensiero del protagonista: «Stupidi uomini civilizzati. Rompete la nostra pace». Dopo 15 anni di duro lavoro per costruire tutto quello che ha sempre sognato, Garrell si è rimboccato le maniche e ha rifatto tutto da capo. Più grande, più immenso di prima. In pochi anni ha ricreato quello che gli era stato spazzato via dal fuoco, l’elemento cardine della civiltà, l’elemento che provoca la morte delle cose: «Tra acqua e fuoco c’è sempre qualcosa che muore e qualcosa che nasce».

 

Passano gli anni, i capelli diventano via via sempre più bianchi e la sua storica Renault 4 viene rottamata: Garrell è arrivato al punto in cui non può più occuparsi del suo microcosmo incontaminato lontano dalla civiltà. La foresta è stata definita pericolosa dalle forze dell’ordine e lui accetta di ritirarsi. Distrugge tutto. Da creatore si è fatto distruttore, chiudendo così un cerchio vitale. 

Ora ha poco meno di un’ottantina d’anni, ma - ci fa sapere Morató - gioca ancora nella foresta come quando era bambino. Il suo momento di gloria non si è mai spento, l’acqua della sua vita non si è mai prosciugata. È rimasto il re della giungla, della sua giungla.

 

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