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DOVE LE IDEE SI INCONTRANO
di Giulia Menegardo

Sette sezioni per 86 film da tutto il mondo. È Filmmaker che da oltre 30 anni porta nei luoghi di cultura della città il cinema della realtà e di ricerca. Scopriamo l'edizione 2014 con il direttore Luca Mosso

Si parte da un Altrove e si arriva al Qui, in un tempo che è eterno presente, quello dell’arte. Un viaggio al contrario, un ritorno in patria, dopo aver esplorato terre lontane, carichi di souvenir. Elementi alieni che contribuiscono ad arricchire il contesto locale. L’arte che non conosce confini geografici, che scardina ogni regola imponendo le proprie, che travalica i limiti del socialmente riconosciuto introducendo costantemente elementi sconosciuti. L’arte è un “essere” dinamico che crea movimento. Luca Mosso, direttore di Filmmaker, racconta in che modo il festival si faccia portatore di questi valori.

Scegliere 86 film tra più di 500 opere provenienti da tutto il mondo. Come avviene la selezione? Da quale criterio è guidata?

È un dato numerico che fa abbastanza impressione, ma che in realtà conta poco. Il selezionatore non è un giudice, non sceglie i film perché hanno superato un esame, cerca piuttosto opere che corrispondano allo spirito e al mandato del festival. Spesso si seguono autori con cui c’è familiarità o si accolgono le segnalazioni di corrispondenti da altri Paesi in sintonia con l’idea che intendiamo strutturare. E talvolta inaspettatamente affiora l’elemento che ti sorprende nella forma e nel modo. Questa è la vera soddisfazione per un organizzatore: noi vorremmo che la sorpresa si trasferisse anche negli spettatori.

In un momento di crisi come quello attuale, la cultura è tra i settori più penalizzati. Quanto pesa effettivamente tale aspetto nell’organizzazione di una manifestazione?

I fondi del Comune di Milano alla cultura sono sempre rimasti costanti e la Regione da quest’anno ha ripreso a finanziare i festival cinematografici. Direi che l’idea che la cultura sia importante è stata recepita dai nostri amministratori. Abbiamo avuto dei tagli e gli investimenti in questo campo non sono sempre importanti, ma un organizzatore deve essere preparato a fare i conti con le ristrettezze economiche. Quando le risorse sono scarse, diventa necessario scegliere e mediare in modo fecondo tra ciò che ti piace e ciò che può concretamente far parte del tuo progetto. Bisogna porsi il problema di quali siano i film internazionali che possono rompere gli equilibri, stimolare le riflessioni sul cinema, opere che facciano pensare a un altrove, oltre a quello che mostrano. Film che producano uno scarto. In Italia il cinema racconta fino a un certo punto il nostro Paese, noi vogliamo intervenire nel concreto portando film dall’esterno e autori con esperienze diverse, creando l’occasione per l’incontro di idee.

Milano Film Network ha appena siglato una partnership con la Civica Scuola di Cinema: una collaborazione che mira ad avvicinare i giovani al cinema d’autore?

Il festival negli ultimi tre anni ha visto aumentare gli spettatori appartenenti alla fascia dei ventenni. Molti sono aspiranti filmmaker, ma oltre agli addetti ai lavori, c’è una grossa fetta di spettatori comuni interessati alle proiezioni. Il rapporto con la scuola fa parte di un aspetto pedagogico del Milano Film Network che da sempre favorisce l’ingresso dei giovani nella produzione e nel mercato. Gli aspiranti autori che si preparano a fare questo lavoro devono sapere che i festival rappresentano un trampolino oltre che un momento di confronto e approfondimento.

Il tema dell’anarchia ritorna all’interno della programmazione del festival. Che riflessioni vi ha sollecitato durante la selezione?

L’arte spesso è anarchica perché va contro il potere. Gli artisti devono essere liberi, solo così possono lasciare un segno. I film ovviamente sono espressione del tempo, ma a Filmmaker non si scelgono tanto per il contenuto, il vaglio finale dipende dalla forma. Questo tema emerge nelle opere di autori come Lech Kowalski di cui proponiamo la retrospettiva e di Bruno Bigoni. Noi semplicemente lo valorizziamo.