NATA DI MARZO

NATA DI MARZO
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Nata di marzo. Era il titolo di un film, bellissimo, di Antonio Pietrangeli, tra i registi del cinema italiano forse l'unico che ha disegnato con amore speciale personaggi femminili indimenticabili. La Stefania Sandrelli ragazzina ingenua col sogno spezzato di essere attrice in Io la conoscevo bene, o  la ragazzina inquieta di Nata di marzo.
Fare cinema dal punto di vista femminile  non è solo parlare di donne. Ci sono urgenze, realtá legate a condizioni socio-politiche in cui le donne hanno bisogno di riprendere il loro spazio, il proprio racconto alla prima persona, in cui un film  diviene un gesto di resistenza. Come lo è stato negli anni del femminismo storico, quando la necessità di tracciare una differenza nell'immaginario nasceva dalla lotta per nuovi diritti.


Ma un personaggio femminile è anche qualcos'altro e spesso pure le registe donne rischiano di intrappolarlo nelle identità più comuni.
Questi giorni stiamo incontrando molte donne sugli schermi, protagoniste di storie diverse, la cui scommessa è provare  a distogliere lo sguardo  da quelle che sono le abitudini per rivelare sensibilità e resistenze inattese. Con un tocco di  irriverenza che ha il gusto dello zenzero, le rende un po' magiche, e pure nelle storie più crudeli riesce a aprire uno spazio al cambiamenti. Sono cocciute, ostinate, coraggiose, bellissime e ci svelano realtà sconosciute. E soprattutto ci dicono che "parlare di donne" non ha nulla di scontato.

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